Già basterebbe rispettare gli adempimenti sottoscritti dall’Italia nella conferenza di Parigi sul clima (COP 21, dicembre 2015) e l’applicazione concreta dell’Agenda 2030 con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) approvati nel settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per giungere alla razionale conclusione di votare SI al referendum. Quei documenti impegnano l’Italia e tutti i Paesi del mondo a ridurre progressivamente l’uso di fonti energetiche fossili in previsione del loro definitivo abbandono investendo, per converso, nelle rinnovabili (acqua, vento e sole) e nel risparmio energetico nel campo delle bioarchitetture e del riciclo. Ciò anche al fine di non superare “i limiti biofisici dello sviluppo umano” e evitare sia catastrofi climatiche sia erosione dei sistemi naturali mettendo come valore primario da seguire non il profitto ma la salute e il benessere dell’umanità.
L’Italia sembra non seguire questi principi inseguendo ancora il sogno petrolifero continuando e anzi progettando nuove estrazioni di quel poco di greggio che è anche, spesso, di pessima qualità. L’attuale tendenza governativa sembra non tenere in conto assolutamente i rischi che questa attività comporta per il patrimonio naturalistico, ambientale, culturale e archeologico del mondo, riconosciuto e protetto dalle Nazioni Unite, anche attraverso i siti UNESCO e da numerose convenzioni internazionali. Questo patrimonio rappresenta oggi la più importante opportunità di sviluppo futuro del nostro Paese in quanto fonte inesauribile di attrazione turistico-culturale.
Purtroppo la Sicilia è al centro di questo scriteriato approccio energetico che si basa su interessi speculativi che nessuna ricaduta hanno sull’economia isolana al di la di qualche centinaia di posti di lavoro perfettamente riciclabili nel comparto delle rinnovabili e nel turismo culturale.
I mari di Sicilia raccolgono l’eredità delle miriadi di transazioni economiche, migrazioni, scontri e incontri di popoli e genti che hanno animato la storia del Mediterraneo. Un immenso patrimonio di oggetti, notizie e storie si cela in fondo ai mari di Sicilia ed è nostro dovere tutelarlo per garantire la legittimità di vivere in questa terra. Conoscere tale patrimonio di storia ci serve e ci aiuta a vivere degnamente oggi nella nostra terra. Inoltre non possiamo dimenticare che la conoscenza di queste storie e il recupero di questi tesori ci aiuta a costruire e rafforzare la già corposa e ricca offerta culturale della nostra regione.
Oltre al valore in questo elemento indispensabile per conoscere il nostro passato e, di conseguenza, renderci cittadini coscienti del presente, la conoscenza ecosostenibile di questo patrimonio culturale subacqueo è un valore aggiunto dimostrato che rende la Sicilia ancora più unica e competitiva nel campo del turismo culturale internazionale.
Il vero asino era il…
Non è vero… stai dicendo cavolate, salvatore non è così