”CREDO POCO ALLE PAROLE E MOLTO AI FATTI”

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Giacomo Scala, 45 anni, candidato nella lista del PD a sostegno di Crocetta presidente, si affaccia per la prima volta alla competizione regionali. E’ stato sindaco di Alcamo dal 2001 al 2012 e presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Ha firmato il patto per lo sviluppo delle isole aggiungendo una breve integrazione che prevede una norma di sistema per le isole minori. E’ stato presentato ai panteschi da Giuseppe La Francesca, ex consigliere di Progetto Pantelleria, che ha sollecitato la partecipare al voto inteso non come delega passiva ma come occasione da non mancare per impedire che a sedersi all’assemblea regionale sia sempre i soliti che non hanno saputo operare per il bene dei siciliani.

Dieci anni di sindaco ed ora in lista per l’assemblea regionale. Quali principi sottendono a questo percorso?

Credo molto nelle istituzioni e nell’azione politica che può cambiare la qualità della vita. Credo poco alle parole e molto ai fatti, proprio per la mia esperienza di sindaco in una città complicata e difficile qual è quella di Alcamo. Una città nella quale abbiamo lavorato pensando ad un modello culturale e socio-economico di riferimento, riuscendo ad ottenere risultati contro la mafia e la corruzione. Non è uguale candidarsi in una coalizione piuttosto che in un’altra perchè cambiano i valori e le persone di riferimento. Mi sono candidato con Crocetta perchè credo in una politica di prossimità che vuol dire stare in mezzo alla gente e non essere arroccati a palazzo. I miei anni da sindaco mi hanno permesso di vivere a stretto contatto con i cittadini. Ho potuto fare molto per la mia città che è stata strappata alla mafia. Quale presidente dei Comuni Siciliani, poi, ho avuto modo di affrontare concretamente i problemi con programmi contestualizzati rispetto al luogo in cui si presentavano. Essere qui oggi rappresenta per me una opportunità per conoscere meglio la vostra realtà e confrontarmi su problemi che so molto pressanti per i panteschi. Però devo dire purtroppo che, negli ultimi anni, Pantelleria non è mai stata presente all’assemblea regionale dei Sindaci, non c’era voce quindi che portasse l’attenzione sulle vostre problematiche.

Lei ha firmato il Patto per le isole proposto da Progetto Pantelleria. Qual è la sua posizione quindi rispetto alle problematiche di Pantelleria?

Confesso che non conoscevo tutte le problematiche di quest’isola, la mia elezione non dipende da Pantelleria ma dalla mia città: se mi darà merito di quello che ho fatto sarò eletto se invece si dimentica delle cose che abbiamo costruito insieme non sarò eletto. Però sono venuto qui a conoscere le vostre difficoltà a prescindere dal consenso che potrei avere dai panteschi perchè se sarò eletto sarò un parlamentare regionale della provincia di Trapani. E Pantelleria, per come è stata trattata fino ad ora, non mi pare che faccia parte della provincia di Trapani e forse nemmeno della Repubblica Italiana. Per venire qui ho dovuto spendere 180 euro di aereo, così come li hanno spesi i miei collaboratori, è praticamente un furto, significa che siete sequestrati a Pantelleria, non so quanti possano permettersi questi costi per spostarsi sulla terraferma. Ho incontrato alcuni precari della scuola, ho sentito i problemi che avete con la nave e con la sanità. Se non fossi venuto di persona non avrei potuto capire, ecco perchè dico che ci vuole un contatto diretto con il territorio.

Ma ora che ha toccato con mano le nostre difficoltà che cosa propone?

Bisogna valorizzare le vostre risorse iniziando col garantire i servizi essenziali, questo permetterà poi anche lo sviluppo dell’agricoltura e del turismo. Però non basta metter una firma sotto degli impegni ma bisogna compiere i passi che portino ad una soluzione concreta. I problemi di Pantelleria, dall’acqua ai collegamenti, sono comuni anche ad altre isole e vanno affrontati a monte con una legge organica di sistema, mettendo a regime le risorse contenute nella programmazione dei fondi strutturali, cosa che la Sicilia non ha mai fatto. Con Bruxelles si può riprogrammare e rinegoziare. Ci sono fondi europei mai spesi, metterli a regime significa orientare uno sviluppo per completare opere di urbanizzazione, definire i dissalatori, completare porti ed attracchi sia turistici che commerciali. Serve una volontà politica determinata, capire ad esempio che risolvere i problemi degli agricoltori e degli operatori turistici significa poi creare indotto e quindi economia.

Ci faccia un esempio concreto?

In Sicilia i trasporti costano sette volte di più, basta fare un paragone con l’isola d’Elba, non resta allora che rifare i contratti ed avere il coraggio di fare chiarezza. Quando poi ho partecipato alle conferenze delle Autonomie Locali è emerso chiaramente perchè succede il danno delle navi RoRo, dei rifiuti che non partono, dei viaggi che vengono a mancare… nonostante gli appalti e i contratti mancano i soldi in questi capitoli perchè non c’è programmazione e c’è invece l’assalto alla diligenza. Razionalizzare le risorse e produrre una legge adeguata costruita sui bisogni reali può rappresentare la soluzione. L’altro problema è poi il rapporto con lo Stato che va mantenuto nelle forme corrette e con la capacità contrattuale adeguata. Ci vuole responsabilità a tutti i livelli, servono regole precise e chiare.

Che cosa dice a chi sta meditando di non andare a votare?

Abbiamo avuto due governi sciolti per mafia, io mi vergogno del fatto che i Siciliani abbiano premiato di nuovo una coalizione dopo che la stessa era stata sciolta per mafia, come se in questa terra fosse la stessa cosa essere mafiosi e non esserlo, essere per bene ed essere corrotti. Ad Alcamo abbiamo dimostrato che non è così, abbiamo blindato i lavori pubblici, abbiamo prodotto economia e dato lavoro e quando c’è lavoro buono c’è meno tentazione. Abbiamo costruito scuole e biblioteche, curato l’istruzione, la cultura, oggi ci sono teatri, parchi gioco e spazi di aggregazione per i giovani. Siamo la prima città in termini di raccolta differenziata della Sicilia e la settima d’Italia. Sicuramente abbiamo fatto anche degli errori ma abbiamo ridato dignità e orgoglio alla nostra città. Lo possiamo fare anche per tutta la Sicilia, compresa Pantelleria. Bisogna governare i processi e non subirli, per fortuna c’è ancora tanta gente per bene, dobbiamo andare a votare per cambiare, per stappare le istituzioni al malaffare e ai politici corrotti che vanno eliminati e lo possiamo fare solo con il voto. La voglia di cambiare deve venire dai panteschi.
Giovanna Cornado Ferlucci

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