Caro Direttore,
tu ben lo ricordi, sono passati 23 anni dalla messa in scena a Pantelleria dell’Onorevole Pilu Pilu, più volte replicato altrove, persino ripreso (a sua insaputa) da un noto comico italiano.
Nella farsa, suggerita dall’estro melodrammatico che ha sempre contraddistinto la politica siciliana e le cosiddette “votazioni”, l’Onorevole arrivava a Pantelleria con il DC9 (era anche il suo numero di preferenza) e teneva i suoi comizi nelle contrade promettendo tutto quello che era nei desideri della piazza.
Infervorava la platea con i gesti, le urla, le frasi ad effetto: vero e proprio teatro.
Oggi, i nuovi politicanti, ognuno con il proprio codazzo di galoppini e portaborse, arrivano in aereo, con la nave, perfino con il peschereccio, a mendicare spiccioli di voti in un’isola all’improvviso riscoperta.
Vorrei essere lì a fare il mio comizio, la mia arringa, a recitare il mio “Onorevole”, quello dell’89: sarei altrettanto “credibile” come lo sono questi onorevoli “veri” che vengono a vendere la luna.
Caro Direttore, il “Paese dei Minnifuttu” non lo replicherò più, quello di settembre è stato davvero l’ultimo atto. Mi piace, però, ricordare che nel mio spettacolo i politicanti minnifuttu venivano cacciati a càvuçi ‘nculu e pidàti. Era finzione, certo, ma, si sa, talvolta è difficile distinguerla dalla realtà; qualche volta, persino, coincide con la verità.
Io, ormai quasi turista con piccola casa, tornerò nell’isola in primavera… forse, chissà, la “Primavera di Pantelleria”.
Gianni Bernardo
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