Egregio Direttore,
visto che viene richiesto un parere sul monumento ai migranti, vorrei esprimere la mia idea.
Il problema non penso sia se fare o non fare questo monumento su un’isola nella quale sbarcheranno 10-15 migranti l’anno (a Lampedusa avrebbe ben altro valore), ma quali sono le motivazioni per le quali intendiamo farlo o non farlo. Personalmente penso sia meglio impiegare i soldi che si spenderebbero per il monumento dandoli a qualche ente o associazione che si occupa di migranti.
Fare il monumento é un pò come mettere a tacere le nostre coscienze. Il governo, la religione, noi stessi viviamo di apparenza e il monumento é solo apparenza. Non sarebbe meglio sensibilizzare le persone sul problema migrazioni? Eviteremmo di leggere lettere in cui si é favorevoli al monumento e due righe dopo ci si lamenta di questi migranti che turbano il nostro mondo finto e dorato, che ci portano via il lavoro, che dovrebbero restare al loro paese. Bello il monumento, ma ancora più bello se riuscissimo a vedere i migranti come fratelli, se ci rendessimo conto che vengono qui illudendosi di aver trovato un mondo migliore e poi cadere in mano a gente che li sfrutta, che li umilia nella peggiore o che li guarda e tratta con disprezzo nella migliore.
Come abbiamo ridotto il Vangelo e il suo messagio rivoluzionario "ama il prossimo tuo come te stesso"?
Noi viviamo nella finzione, abbiamo ridotto la religione ad una abitudine, a una festa di paese. Non ci rendiamo nemmeno conto che abbiamo messo da parte i valori reali, il lavoro, l’incontro, il tempo, l’amicizia, l’amore, la conoscenza e abbiamo adottato sempre di più i soldi, l’informazione, il ritmo frenetico, la comunicazione, l’acquisizione di beni e strumenti.
Nello scambio con l’altro risiede la vera ricchezza; senza l’amicizia o l’incontro con l’altro o con un’altra cultura é impossibile raggiungere la felicità. E’ necessario sconvolgere le nostre regole per andare avanti e sperimentare nuovi territori.
" La cultura favorisce i contatti tra le persone e le avvicina, promuovendo la tolleranza". ( Daniel Barenboim)
Enrico Virtuani
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