Incontriamo Calogero Mannino davanti la porta d’ingresso dell’azienda Abraxas in località Randazzo, sopra Mueggen, al crocevia della strada in terra battuta che porta a Montagna Grande, monte Gibele e dall’altra parte a Sibà. E’ arrivato in mattinata nell’isola per esporre la denuncia ai carabinieri. Allarga le braccia, è visibilmente commosso e toccato da quanto è successo. Chi ha fatto l’attentato nella cantina di Calogero Mannino sapeva dove andare e che cosa fare. Ha percorso una stradina in terra battuta dove sta nascendo una nuova costruzione, ha raggiunto le fondamenta della vecchia costruzione, ha divelto prima uno strato di terra e poi i mattoni rossi che gli hanno dato accesso nella parte inferiore della cantina Abraxas. Una volta dentro ha aperto i rubinetti dei silos di acciaio che contenevano tutta la “ricchezza” dell’azienda agricola: il passito annata 2010 e 2011, la produzione 2012, tutto il vino bianco di zibibbo e viognier, una vasca di vino rosso. “Non so spiegarmi quale sia il movente di questa enormità – dice Mannino -. Non abbiamo mai avuto richieste di alcun genere. Abbiamo solo qualche piccolo debito con i conferenti dell’uva”. Chi è entrato nella cantina sapeva dove andare, è evidente. Sembrerebbe evidente anche l’analogia con quanto successo a Montalcino dove un dipendente licenziato ha svuotato le vasche di sei annate di pregiatissimo Brunello… “Non voglio pensare all’ipotesi che sia stato qualcuno che ha lavorato con noi. Abbiamo sempre trattato bene tutti, li abbiamo pagati, non abbiamo mai avuto alcuna discussione. Qui non era successo mai nulla. Neanche la benzina dei trattori che teniamo nel cortile ci avevano mai rubato”. E’ stato un attentato per fare male, per distruggere un’azienda che era già in difficoltà, che aveva messo in cassa integrazione 4 dipendenti e l’enologo. Sono stati svuotati 700 ettolitri di vino pregiato, riprendersi sembra ormai impossibile. C’è da chiedersi perché chi ha eseguito l’attentato abbia scelto una via così tortuosa e difficile. Sfondare la porta laterale della cantina sarebbe stato molto più semplice. I carabinieri, intanto, non trascurano alcuna pista. E’ un’indagine che si presenta difficoltosa perché il luogo dove sorge la cantina è in collina e di notte completamente isolato.
Lascia un commento