CONCLUSA LA CAMPAGNA SOTTOMARINA DI SCAVO 2013 IN GIAPPONE

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Si è conclusa oggi la campagna di ricerche archeologiche subacquee nelle acque di Takashima (Kiushu, Giappone meridionale) dirette da Kenzo Hayashida dell’ARIUA (Asian research institute for underwater archaeology). www.ariua.org
Alla missione hanno partecipato Sebastiano Tusa e Daniele Petrella (The International Research Institue for Archaeology and Ethnology ) www.iriae.com con un contributo del Ministero per gli Affari Esteri.

Il Professor Tusa è già alla terza campagna di ricerche e scavi archeologici subacquei in Giappone in collaborazione con Hayashida. Le ricerche mirano ad accrescere le conoscenze sulla spedizione di Kublai Khan, imperatore mongolo il cui impero andava dalla Cina alla Persia. Egli tentò per ben due volte l’annessione del Giappone. Il secondo tentativo fu preceduto da un’ambasceria inviata nel 1279 presso la corte dell’ottavo shogun del Giappone Hojo Tokimune. Egli rifiutò la resa e fece decapitare i 5 ambasciatori mongoli a Kamakura.
Conseguentemente Kublai Khan nel 1281 tentò l’invasione con una flotta di circa 4.000 grosse giunche da guerra, ciascuna lunga oltre 70 metri e circa 140.000 soldati. Questa volta i Giapponesi, consapevoli del pericolo, avevano costruito tra il 1276 ed il 1277 un poderoso muro (genko borui) lungo oltre 20 km, alto circa 3 mt e largo alla base 3mt, lungo le coste della baia di Hakata tra e Imaru e Hakozaki (Kiushu nord-occidentale), ove prevedevano che i Mongoli potessero approdare.

La campagna di quest’anno si è svolta tra il 18 e il 28 agosto ed è consistita nella ricognizione di un rettangolo lungo 200 mt e largo 50 mt diviso in transetti di 10 mt ciascuno. Il grande rettangolo è stato posizionato con l’asse maggiore in direzione nord-ovest/sud-est immediatamente a Est del piccolo porticciolo di Tokonami nell’omonima baia. L’area non era mai stata esplorata precedentemente a differenza dell’area centrale della baia ampiamente sondata preventivamente per la costruzione di moli e frangiflutti.
Sul fianco opposto a quello di scavo, cioè sul fianco occidentale della piccola baia alcuni anni fa erano stati identificati i resti di un villaggio preistorico dell’epoca Jomon a circa 20m di profondità. In quell’occasione furono recuperati numerosi frammenti di ceramica incisa e impressa oltre ad abbondanti quantità di strumenti in pietra scheggiata.
I dati raccolti sono stati soddisfacenti poiché si sono identificati numerosi mattoni la cui forma e dimensioni sono da ricollegare a quelli usati sulle navi della flotta di Kublai Khan per le cucine di bordo. La presenza dei mattoni lascia presagire la non lontana possibilità che nelle vicinanze ci siano tracce più consistenti del relitto di una nave. Oltre ai mattoni sono stati rinvenuti frammenti di ceramiche (anfore e ciotole) cinesi del medesimo periodo. Importante come indizio di naufragio è il rinvenimento di alcuni ceppi d’ancora in pietra del tipo usato dalla flotta di Kublai Khan.

La campagna di quest’anno, cui la componente italiana ha dato un notevole contributo grazie alla grande esperienza messa in campo, ha aggiunto, ulteriori dati a quelli già esistenti, rafforzando l’ipotesi che il disastro avvenne ma non fu dell’entità narrata dalle fonti. Tuttavia gli elementi raccolti portano alla conclusione di essere nei pressi di uno dei relitti delle navi di Kublai Khan che speriamo venga individuata e scavare nelle prossime campagne di ricerca.

A Takashima si utilizzano le tradizionali ricerche sottomarine condotte da esperti sub archeologi, a Pantelleria sono state usate tecniche ben più sofisticate tramite la ricerca e scavo strumentale.

Non è ancora stata stabilita la data di apertura del museo sottomarino di Takashima, ma la presenza del team italiano, con le competenze e i precedenti successi a Pantelleria, fanno ben sperare nell’apertura del sito archeologico in un prossimo futuro.

Il Professor Tusa ci racconta della cerimonia di chiusura dello scavo e della commemorazione del professor Tanako Senij, dirigente della prefettura di Nagasaki benemerito purtroppo scomparso lo scorso Maggio, per aver supportato fattivamente e lavorato con entusiasmo agli scavi di Takashima per decenni. E’ stato onorato con una grande cerimonia con discorsi delle autorità e degli studiosi convenuti, anche il Professor Tusa ha partecipato alla commemorazione riportando le varie analogie tra le esperienze di Takashima e di Pantelleria.

Come a Pantelleria e in tutto il mondo la cerimonia si è conclusa con una grande festa a tavola. Sono stati servite le tipiche pietanze giapponesi tra grandi brindisi, risate e pianti di commiato, si è voluto sottolineare la volontà e l’impegno del team Italo-Giapponese di proseguire l’opera di ricerca e l’apertura del museo sottomarino di Takashima come quello presente a Pantelleria a Cala Gadir.

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