Oggi c’è una forma di potere che è il controllo del pensiero e delle idee. Questo è molto pericoloso perché quando si controllano le idee di tutti coloro che sono subordinati al potere, costoro pensano come il potere, lo applaudono, lo vogliono, lo desiderano, lo adorano. Proprio perché pensano come lui. Poi c’è il controllo dei sentimenti. Vedi le trasmissioni televisive che insegnano ai giovani come si ama, come si odia, come ci si innamora, come ci si arrabbia. Quando si ha il controllo dei sentimenti si ha il potere assoluto. In questa farsa, per essere appetibili, bisogna vestire i panni dell’apparenza. Bisogna sedurre…ossia richiamare a se un mondo che si è uniformato e darsi a questo mondo perché lo si ritiene vero. Così facendo si riduce la nostra persona a un manichino a disposizione della moda che ci veste e ci spoglia di abiti che decreta. Vestire un jeans è segno di giovinezza, possedere un suv è segno di potenza, avere un ruolo politico, segno di intelligenza. Basta un particolare per dare personalità, un piccolo “nulla” per interpretare un ruolo che altrimenti non sarebbe stato possibile interpretare. Si conferisce al “nulla” la propria identità pur di… Anziché curare la nostra immagine sociale dovremmo curare la nostra mente e scopriremo che tante idee omologate in realtà servono a nascondere a noi stessi e agli altri la qualità della nostra personalità, a cui magari per tutta la vita non abbiamo prestato la minima attenzione perché fin da giovani ci hanno insegnato che apparire è più importante che essere. E a questa idea abbiamo sacrificato la nostra vita incaricandola di essere quello che propriamente non siamo, o addirittura abbiamo evitato di sapere. Soprattutto quando si hanno dei ruoli sociali e si gestisce la cosa pubblica (ma questo dovrebbe valere sempre) bisognerebbe emergere dal terribile inganno dell’apparire. Essere più concreti non tanto nei progetti (quelli, anche se spesso discutibili, se fatti in buona fede son positivi), ma nei pensieri, nella critica, nella visione del mondo come luogo che ci ospita. Pensare col beneficio del dubbio e non con l’arroganza della certezza. Abbassare un po le orecchie (se non altro con noi stessi) è salutare. Volere un’isola più vicina alle vere esigenze di chi la abita è un segno di umanità. Proporre un’isola chiassosa dove si pubblicizza chi già di pubblicità ne ha a quintali, è fuorviante. Lo è per un semplice fatto: la gente desidererebbe vivere nella realtà e non in una società immersa nel divismo, vippismo, gossip… Dovremmo fare pulizia nei nostri cervelli. Pensare a quanti sfruttano queste nostre debolezze, tutta gente che potrebbe far qualcosa di utile per la società invece di fornire ad essa “panem et circenses”. A tal proposito E.Rava umoristicamente intitolò un suo brano musicale: “Happiness is to win a big prize in cash”. Già!
Giuseppe Ferreri
capitanzibibbo@yahoo.it
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