Il Professor Paolo Curatolo è direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile e del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, si occupa in modo particolare dei disturbi dello Spettro autistico, dell’ADHD e dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Numerosissime sono le sue pubblicazioni su queste tematiche, alla Giornata di Studi sull’Inclusione, che si è tenuta a Pantelleria nei giorni scorsi, ha parlato di Neuroscienza e Scuola.
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nLo abbiamo intervistato prima del suo ritorno a Roma
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nQuali sono, professore, le sue riflessioni sull’esperienza pantesca?
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nC’è stata un’importante giornata dedicata all’inclusione che è un argomento di grande interesse ma anche di grande impatto sociale, si è parlato di disturbi del neurosviluppo, di disturbi dello spettro autistico e dei disturbi specifici dell’apprendimento, per i quali la scuola ha un ruolo fondamentale. Un ruolo di evidenziazione e di individuazione precoce dei disturbi, sono infatti le insegnanti a segnalare che ci sono delle deviazioni o dei rallentamenti rispetto al viaggio normale che il bambino fa nell’apprendimento. Inoltre sono spesso gli insegnanti ad evidenziare ai genitori questi problemi, ecco quindi che la scuola ha un ruolo importantissimo nella presa in carico per una didattica inclusiva. Ad esempio i disturbi legati ad un ritardo cognitivo ricadono nella legge 104, di conseguenza il bambino necessita di un insegnante di sostegno.
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nPer come è stato spiegato, però, pare di capire che avere l’insegnante di sostegno non deve essere un punto di arrivo. E’ così?
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nAssolutamente, deve essere un punto di partenza per un lavoro di cura e/o compensazione del disturbo, perchè gli insegnanti di sostegno devono essere specifici per quel tipo di problema e questo purtroppo non accade. Non può essere che sia adeguato a tutte le tipologie di disturbo, un insegnante specializzato sui problemi dei bambini down non è quello più adeguato per le paralisi celebrali, il ritardo mentale o l’autismo. Ci sono poi tutti i problemi legati alla legge 170 del 2010 che riconosce i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) quali la dislessia, la disortografia e la discalculia.
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nI bambini che soffrono di questi disturbi sono stati considerati per lungo tempo come bambini poco impegnati o poco dotati. Ora cosa è cambiato?
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nBisogna sgombrare il campo dalla ricerca di responsabilità, non c’è nessuna colpa da parte del bambino, della famiglia o dall’ambiente sociale, si tratta di patologie di origine genetica. Anche in questo ambito la scuola ha un ruolo fondamentale, la formazione degli insegnanti è determinante per l’acquisizione di quegli strumenti compensativi e dispensativi che possono favorire il successo scolastico e ridurre il disagio emotivo relazionale che spesso porta il bambino all’insuccesso e a problemi psicopatologici. Sono alunni infatti che si demoralizzano facilmente e hanno una ridotta autostima se non seguiti adeguatamente.
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nSpesso gli insegnanti riscontrano il disagio proprio nella ricerca delle strutture che possono fare da supporto. Mi riferisco alle Aziende Sanitarie che a volte non hanno le équipe utili alla progettazione di percorsi adeguati.
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nQuesto è un problema fondamentale che dovrebbe essere affrontato da una rete e da una alleanza terapeutica tra i neuropsichiatri infantili, l’équipe di psicologi e psicopedagogisti, oltre alla rete sanitaria sociale. Il vero problema è che gli insegnanti non vanno lasciati soli, questo è un punto fondamentale, hanno bisogno di un valido supporto e soprattutto devono far parte integrante di questo progetto terapeutico che può dare risultati molto importanti se il bambino è seguito in rete h 24.
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nLa necessità della segnalazione del disturbo si scontra spesso con la reticenza della famiglia che fatica ad accettare il problema, soprattutto se non c’è l’evidenza di un disturbo fisico. Come aiutare quindi la famiglia a non chiudersi a riccio ed agire quindi per il bene del bambino?
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nQuesto è un problema reale che riguarda l’accettazione della diagnosi che è sempre un passo molto complesso per i genitori, proprio perchè questi sono disturbi che si vedono poco dal punto di vista fisico. I bambini con questa tipologia di disturbi sono fisicamente normali, sono in genere dei bei bambini, allegri, vivaci e simpatici. All’inizio è difficile dire dove è l’anormalità e i genitori non amano farselo dire dagli insegnanti. Bisogna creare una empatia con la mamma, creare una alleanza e farle accettare gradualmente che il bambino può essere aiutato e che con una evidenziazione precoce è possibile mettere in atto dei piani terapeutici che possono migliorare di molto la prognosi del bambino stesso. Non c’è tempo da perdere.
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nIl concetto della diagnosi precoce è veramente importante, tutto il Convegno ha rappresenato per Pantelleria un evento speciale. Come si può continuare a supportare un ambiente purtroppo isolato come è la nostra isola?
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nC’è un grande bisogno di formazione e questa è la strada da percorrere, bisogna portare sul territorio i nuovi progressi delle neuroscienze perchè la ricerca sta andando avanti. Negli ultimi cinque anni abbiamo imparato più che nei precedenti cinquanta. Il grande progresso della ricerca può aiutare molto sia gli insegnanti che i genitori, bisogna però far circolare le informazioni. Speriamo di fare altre iniziative come questa Giornata di Studio, sollecitatele e noi ci saremo.
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nGiovanna Cornado Ferlucci
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n Nella foto da sinistra:
nDottor Marco Lamberti – Centro Agape di Psicologia Clinica e Psicoterapia di Messina
nProfessor Paolo Curatolo – U.C.O. Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Tor Vergata
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nLo abbiamo intervistato prima del suo ritorno a Roma
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nQuali sono, professore, le sue riflessioni sull’esperienza pantesca?
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nC’è stata un’importante giornata dedicata all’inclusione che è un argomento di grande interesse ma anche di grande impatto sociale, si è parlato di disturbi del neurosviluppo, di disturbi dello spettro autistico e dei disturbi specifici dell’apprendimento, per i quali la scuola ha un ruolo fondamentale. Un ruolo di evidenziazione e di individuazione precoce dei disturbi, sono infatti le insegnanti a segnalare che ci sono delle deviazioni o dei rallentamenti rispetto al viaggio normale che il bambino fa nell’apprendimento. Inoltre sono spesso gli insegnanti ad evidenziare ai genitori questi problemi, ecco quindi che la scuola ha un ruolo importantissimo nella presa in carico per una didattica inclusiva. Ad esempio i disturbi legati ad un ritardo cognitivo ricadono nella legge 104, di conseguenza il bambino necessita di un insegnante di sostegno.
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nPer come è stato spiegato, però, pare di capire che avere l’insegnante di sostegno non deve essere un punto di arrivo. E’ così?
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nAssolutamente, deve essere un punto di partenza per un lavoro di cura e/o compensazione del disturbo, perchè gli insegnanti di sostegno devono essere specifici per quel tipo di problema e questo purtroppo non accade. Non può essere che sia adeguato a tutte le tipologie di disturbo, un insegnante specializzato sui problemi dei bambini down non è quello più adeguato per le paralisi celebrali, il ritardo mentale o l’autismo. Ci sono poi tutti i problemi legati alla legge 170 del 2010 che riconosce i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) quali la dislessia, la disortografia e la discalculia.
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nI bambini che soffrono di questi disturbi sono stati considerati per lungo tempo come bambini poco impegnati o poco dotati. Ora cosa è cambiato?
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nBisogna sgombrare il campo dalla ricerca di responsabilità, non c’è nessuna colpa da parte del bambino, della famiglia o dall’ambiente sociale, si tratta di patologie di origine genetica. Anche in questo ambito la scuola ha un ruolo fondamentale, la formazione degli insegnanti è determinante per l’acquisizione di quegli strumenti compensativi e dispensativi che possono favorire il successo scolastico e ridurre il disagio emotivo relazionale che spesso porta il bambino all’insuccesso e a problemi psicopatologici. Sono alunni infatti che si demoralizzano facilmente e hanno una ridotta autostima se non seguiti adeguatamente.
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nSpesso gli insegnanti riscontrano il disagio proprio nella ricerca delle strutture che possono fare da supporto. Mi riferisco alle Aziende Sanitarie che a volte non hanno le équipe utili alla progettazione di percorsi adeguati.
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nQuesto è un problema fondamentale che dovrebbe essere affrontato da una rete e da una alleanza terapeutica tra i neuropsichiatri infantili, l’équipe di psicologi e psicopedagogisti, oltre alla rete sanitaria sociale. Il vero problema è che gli insegnanti non vanno lasciati soli, questo è un punto fondamentale, hanno bisogno di un valido supporto e soprattutto devono far parte integrante di questo progetto terapeutico che può dare risultati molto importanti se il bambino è seguito in rete h 24.
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nLa necessità della segnalazione del disturbo si scontra spesso con la reticenza della famiglia che fatica ad accettare il problema, soprattutto se non c’è l’evidenza di un disturbo fisico. Come aiutare quindi la famiglia a non chiudersi a riccio ed agire quindi per il bene del bambino?
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nQuesto è un problema reale che riguarda l’accettazione della diagnosi che è sempre un passo molto complesso per i genitori, proprio perchè questi sono disturbi che si vedono poco dal punto di vista fisico. I bambini con questa tipologia di disturbi sono fisicamente normali, sono in genere dei bei bambini, allegri, vivaci e simpatici. All’inizio è difficile dire dove è l’anormalità e i genitori non amano farselo dire dagli insegnanti. Bisogna creare una empatia con la mamma, creare una alleanza e farle accettare gradualmente che il bambino può essere aiutato e che con una evidenziazione precoce è possibile mettere in atto dei piani terapeutici che possono migliorare di molto la prognosi del bambino stesso. Non c’è tempo da perdere.
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nIl concetto della diagnosi precoce è veramente importante, tutto il Convegno ha rappresenato per Pantelleria un evento speciale. Come si può continuare a supportare un ambiente purtroppo isolato come è la nostra isola?
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nC’è un grande bisogno di formazione e questa è la strada da percorrere, bisogna portare sul territorio i nuovi progressi delle neuroscienze perchè la ricerca sta andando avanti. Negli ultimi cinque anni abbiamo imparato più che nei precedenti cinquanta. Il grande progresso della ricerca può aiutare molto sia gli insegnanti che i genitori, bisogna però far circolare le informazioni. Speriamo di fare altre iniziative come questa Giornata di Studio, sollecitatele e noi ci saremo.
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nGiovanna Cornado Ferlucci
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n Nella foto da sinistra:
nDottor Marco Lamberti – Centro Agape di Psicologia Clinica e Psicoterapia di Messina
nProfessor Paolo Curatolo – U.C.O. Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Tor Vergata
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