LA VERA STORIA DEI LIBICI A PANTELLERIA

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Ripubblichiamo un nostro articolo dello scorso 30 marzo che ricostruisce la storia delle proprietà libiche nell’isola all’indomani del sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza.

News 9199, Pantelleria 30/03/2012

E’ una storia di affari, faccendieri e agenti segreti quella che portò in mano libica i 150 ettari di bosco e lava vulcanica sequestrati mercoledì a Pantelleria dalla Guardia di Finanza. Una lunga storia iniziata nel 1974 quando Gaetano Valenza pantesco, nato a Sfax, faccendiere e gran viveur, gira mezzo mondo per rintracciare gli eredi della famiglia Errera proprietari di quei 150 ettari tra la collina di Bugeber, la lava di Gelfiser e Monastero per vendere ai Libici un posto impervio percorribile a piedi da un unico sentiero. I terreni furono comprati dalla Cimillia srl che faceva capo a Vito Valenza, direttore di una cantina, per 150 milioni e rivenduti ai Libici che comprarono quasi a scatola chiusa, qualche giorno dopo a 325 milioni. La Nato, che allora stava riarmando fino ai denti l’isola, sospettò che dietro l’acquisto di quelle proprietà ci fosse l’intenzione di Gheddafi di spiare gli impianti militari segreti della base di Pantelleria. L’isola allora fu invasa da 007 in missione permanente, mentre a livello ministeriale si tentò di bloccare quegli acquisti così “pericolosi”. Fu rispolverata per l’occasione una legge fascista, la 898/35, che vietava agli stranieri di comprare in terra di confine. E, dato che Pantelleria era terra di confine con uno Stato straniero, la Tunisia, il ministero degli Interni bloccò gli atti di vendita. I Libici tentarono di sorvolare l’ostacolo creando una società di comodo, la Suvaki spa, della quale i referenti erano due panteschi, lo stesso Vito Valenza, e Giuseppe Di Fresco, imprenditore turistico. Manovratore e garante del passaggio di proprietà fu ancora Gaetano Valenza che si vantava di avere accesso senza alcun permesso nella tenda di Gheddafi. Sfaxino, così lo chiamavano tutti a Pantelleria, prese un’altra provvigione che sistematicamente spese alla grande con le sue donne sparse in Italia ed in Europa. “Sapete che vuol dire vivere veramente? – diceva a chi lo accusava di sperperare il denaro guadagnato – Incontrare una bionda a Roma ed andare con lei in taxi a Parigi”. Questo era Gaetano Valenza lo sfaxino, un genio degli affari e uno sperperatore di fortune. Le terre vendute ai libici sarebbero ritornate, a costo zero, a chi le aveva raggruppate per rivenderle agli emissari di Gheddafi. La Suvaki, però, non ebbe vita lunga perché il Ministero degli Interni scoprì facilmente che i tre italiani erano i prestanome dei libici e congelò tutto. Un’altra partecipazione i libici l’avevano nell’albergo Punta tre Pietre rimasto fuori dal sequestro. Proprietaria della struttura, costata 350 milioni di lire era la Corinthia Palace con sede a Malta dove gestiva altri alberghi.
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