”L’ITALIA SPENDE POCO E MALE IN CULTURA”

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Se l’Italia spende solo il 50%, cioé un miliardo di euro su due miliardi, dei fondi europei per i beni culturali é perché non é capace di comprendere la centralità della cultura per il nostro paese. Nella nostra Costituzione la cultura é considerata un diritto che va tutelato e garantito a tutti i cittadini, ma da anni continua invece una politica irresponsabile di tagli. E come se non bastasse, molti dei soldi messi a disposizione sono stati usati per tutt’altre cose, senza dimenticare frodi vere e proprie come il fantomatico museo del gioiello in Sicilia. L’Europa mette anche a disposizione fondi a cui accede direttamente chiunque abbia una buona idea; Comuni, fondazioni, associazioni, privati, tutti possono chiederli. L’UE pretende che i fondi europei creino crescita e occupazione, ma da noi, quando non finiscono in sagre o rassegne canore, spesso vengono spesi per opere inutili o per ristrutturare musei a cui poi manca il personale o per cantieri che non vengono mai completati.
Come recita l’art. 9 della Costituzione "la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Questi principi fondamentali dello Stato sono costantemente disattesi da tagli lineari, cioè ciechi. Alla disgregazione, anzi alla "macelleria sociale" che é sotto i nostri occhi, si deve opporre un semplice ragionamento: solo se i diritti sono riconosciuti é possibile esigere " l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale" (art.2). Per dirla con Salvatore Settis "la Costituzione nega la priorità dell’economia sui diritti. La necessità, che tutti riconoscono, di risanamento dei bilanci si deve accompagnare con l’obbligo, che molti dimenticano, di rispettare la legalità costituzionale. Il tagliare alla cieca la spesa sociale può portare solo recessione, disoccupazione e disordine".
Nel numero speciale di Pantelleria News del 5 giugno 2013 con le interviste ai candidati sindaci Signori Santoro Genova, Salvatore Giglio, Salvatore Gino Gabriele e Massimo Boni la domanda n°4 riguardava proprio il patrimonio archeologico di Pantelleria e tutti i candidati rispondevano con la promessa di valorizzarlo. Non varrebbe la pena, una volta tanto, che tutti i partiti, in maniera unitaria, organizzassero e coinvolgessero l’intera cittadinanza di Pantelleria e i turisti in difesa del Parco Archeologico, perché non si abbia a ripetere quanto sta succedendo con la vendita dell’ex Hotel Miryam, come lamenta la Signora Pineda, alla quale va tutta la mia stima?
Cordiali saluti.
Enrico Virtuani

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