ROSARIO, LA CULTURA COME OSPITALITA’

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Il sorriso di Rosario era sincero, sempre, ma soprattutto apriva orizzonti. Perché parlare con Rosario, nella sua stanzetta affacciata sul mare di Pantelleria, aperta ai venti ed ai profumi del Mediterraneo, significava immergersi nella Cultura, nella Storia, nel piacere della Natura di questo pezzetto di terra ancorato al fondo del mare attraverso la sua roccia vulcanica e la antica presenza dell’uomo.
Rosario forse l’aveva ereditato nel suo DNA, sicuramente aveva incardinato nel suo modo di vivere e di incontrare gli altri, il senso dell’ospitalità, del viaggio, del percorso inteso come cammino, non solitario, tra due ali di persone e di rocce, o meglio, di rocce e di persone: quelle che hanno abitato Pantelleria sin dalla cosiddetta preistoria, sino ai giorni nostri. Ciascuna epoca popolata da intelligenze che hanno lasciato dei segni.
La sua passione per l’Archeologia non era dettata solo dalla passione e dalla curiosità: era, nei fatti, una ricerca ed una riscoperta di radici che diventavano moltiplicatrici di legami, quei forti e sottili fili che legano il passato dell’uomo al futuro, caricando di senso la Storia per farne Attualità, Tradizione, Cultura. Rosario viveva così il presente della propria vita, della propria Isola, come si fa di solito quando si cerca nel proprio albo genealogico, il senso del passato. Che non è vuoto esercizio di curiosità, ma intensa passione perché vede nel vasellame preistorico trovato dietro l’Isola o nel villaggio di Scauri come nelle anfore di Gadir, la presenza di persone che hanno vissuto, pensato, scoperto nuove vie e nuovi sistemi di vita, usato forme di comunicazione e di costruzione della presenza, cioè, in una parola, forme di Cultura lasciate a chi è venuto dopo, nella lunga scala della storia dipanata nei secoli.
Rosario vedeva in questa scala storica e presenza culturale, il senso della sua vita nell’isola, il legame tra la sua famiglia, i suoi amici, con il grande palcoscenico storico che si svolge minuto dopo minuto su Pantelleria. Per questo le scelte attuali delle amministrazioni, della politica intesa come possibilità di incidere nel cambiamento e di lasciare il segno del proprio passaggio, lo appassionavano, legando così il passato al presente. Ma legando anche le persone tra di loro ed al territorio, legame come rispetto, rapporti tra persone come apertura verso le diversità, l’arricchimento di culture diverse, la terra come luogo di incontro, la solidarietà come valore, il sorriso come apertura mentale ed affettiva rispetto a chi arriva dal mare o dal cielo.
Abbiamo ammirato da sùbito questo profondo legame di Rosario con la sua terra e con le persone che vi abitano, per una vita o per un soggiorno più o meno lungo: perché significava e significa dialogo, arricchimento. Per questo l’incontro con Rosario all’aeroporto era l’anticamera di un racconto che proseguiva nel soggiorno sull’isola, nella sua ospitalità facendo entrare la “simpatia” cioè il legame, talvolta istintivo e di pelle tra persone diverse, direttamente nella grande famiglia Di Fresco. Passando per l’amore degli animali, trovatelli come i suoi cani, amici appassionati oltre che fedeli compagni di giochi e tempo libero.
Passando per la Cucina: chi ha avuto il privilegio di quelle cene o pranzi, al tavolone della dispensa, dietro la cucina dell’albergo, ha sentito la calda affettività familiare di un legame di simpatia che faceva stare a proprio agio, in famiglia appunto, chi entrava in questa casa di rocce e profumi, cioè Pantelleria. Lì, a quel tavolo, non c’erano distinzioni di ruolo e di classe sociale, non c’erano diversità tra ospiti e familiari. A quel tavolo non esistevano VIP. Era il piacere della “democrazia” dei piatti felici, delle chiacchiere spensierate, dell’incontro di diete e di prodotti dell’isola, dei profumi della cucina di Mamma Rosa.
Rosario era il tramite tra la famiglia “umana” dell’isola e la famiglia “naturale”, fatta di mare, rocce, prodotti e profumi, della “perla nera” del Mediterraneo.
Così passato, presente e futuro delle persone venivano avvolte in una dolce matassa di ospitalità che si dipanava nel tempo del soggiorno, con la guida ed il sorriso di Rosario, e continuava nel tempo della lontananza quando quei fili di affettività e solidarietà si dipanavano nelle fredde giornate invernali o durante le occupazioni lavorative più intense di ciascuno.
Rosario ci ha lasciato ma quei fili, quei sorrisi sono ancora forti nella nostra memoria: perché Rosario ha seminato molto nella sua purtroppo breve vita, interrotta troppo bruscamente e dolorosamente. Sono semi di passione per la vita e per la Cultura. Un insegnamento che vorremmo rivolgere e ribaltare a chi può e deve usare quei fili culturali pensando a come moltiplicare il senso di solidarietà sociale e benessere materiale,non solo a Pantelleria ma nell’intero nostro Paese.
Cultura come benessere spirituale, materiale, appagamento, senso della storia ed anche investimento economico, rivolto, in forma ciclica, di nuovo al benessere delle persone. Tutte: ciascuna con uguali diritti e medesimi doveri. Cultura come fondamento della vita e della produzione di beni materiali ed immateriali. Cultura come ospitalità e piacere della vita, dell’incontro e della forza dei progetti e della speranza per il futuro.
La Cultura come investimento, soprattutto sulle persone.
Per questo l’ospitalità ed il sorriso di Rosario saranno sempre con noi, tramite la sua grande famiglia che così amorevolmente prosegue il suo progetto di vita.
Santo Della Volpe e Teresa Marchesi

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