Esce tra qualche giorno in edicola il libro “Ulisse? Fu il primo che…”. L’autore è Giuseppe Pulieri che ha rilasciato una intervista a Pantelleria Internet.
Siamo al secondo libro in poco tempo. Quello che sta per uscire parla esclusivamente di Pantelleria. Qual è il titolo e di che cosa parla?
Ulisse fu il primo, perché quando tornò a Itaca, dopo dieci anni di latitanza dovette giustificarsi. A voglia raccontare che era stato dieci anni in giro per le isole! Il libro parla di storie di Pantelleria con protagonisti morti o ancora viventi. Sono 52 storie, vi giuro, interessanti ed estremamente divertenti. Sarebbero state l’invidia di Hemingwey che ne scrisse 48. Sono tutte autentiche, vere, qualche nome di personaggio l’ho cambiato non perché non vorrei incorrere in qualche querela, ma perché non vorrei creare, diciamo così, qualche problema familiare per quelli ancora in vita.
Quindi è un libro piccante…
Anche, anche. Sono storie reali di vita vissuta quelle che ho raccolto. Sono arrivato nell’isola nel 1962 perché mio suocero Vincenzo Almanza mi disse: Vieni qui perché è un posto da favola. Speriamo di farlo diventare “porto franco” . Purtroppo questo non è mai accaduto.
Quindi tuo suocero era il sindaco Vincenzo Almanza…
Si
Che ricordo hai di lui?
Fantastico, era un santo. Ogni volta che usciva di casa la mattina tornava senza cappotto. Mia suocera gliene comprò venti in una liquidazione, fu capace in due settimane di farli fuori tutti.
Li regalava?
Certo, li regalava.
Come hai scoperto Pantelleria?
Ho incontrato mia moglie, mi ha parlato di Pantelleria, e la curiosità mi ha vinto. Io stavo all’Elba, ho preso la prima nave e sono sceso a Pantelleria. E ho immediatamente preso la residenza.
La prima storia a che anno risale?
La storia più antica che racconto è quella del perché e chi si arrese a Pantelleria alla fine della guerra. E’ troppo divertente, è veramente un gioco di prestigio. Poi c’è un’altra storia avvenuta verso la fine della guerra che vede protagonista Fernando “Quaglia”, “U Zu Pippo Petrillo” e altri sei panteschi. E’ eccezionale veramente, ma non voglio anticiparvi nulla.
Oltre a “Quaglia”, quali altri personaggi ci sono? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho cambiato molti nomi.
L’idea di questo libro come ti è nata?
Mi è stato richiesto da tutti quelli che hanno letto il manoscritto ritrovato in Via del Corso che è il primo libro che ho scritto. Io nasco come sceneggiatore cinematografico e riferendomi a quanto creai per Andreotti, “Il potere logora chi non ce l’ha”, mi sono ricollegato a delle storie pantesche. Alcuni le hanno letto e mi hanno chiesto perché non scrivessi solo storie su Pantelleria in modo da far rimanere qualche memoria storica. Allora io mi sono messo a pensare a tutte le storie che mi aveva raccontato la vecchia Camilla Ganci, la “Za Cecilia” di Kuddia Bruciata, tutti i personaggi che ho incontrato qui.
Che cosa è cambiato a Pantelleria dal 1962 ad oggi?
Tutto. Il giorno e la notte. Prima era veramente “tutti per uno, uno per tutti”, adesso ognuno si fa gli affari suoi, il pantesco è diventato ingordo, ha imparato a spendere, a inquinare. Quando mai si erano viste le pellicce di visone ai circoli?
E’ stato l’impatto con il turismo a cambiare i panteschi?
E’ stato l’impatto con il denaro dei turisti, non il turismo. Ho fatto anche un capitolo sul turismo. Se c’è una cosa che va abolita a Pantelleria è il turismo. Il vero porto ed aeroporto di Pantelleria è chiuso in questa frase: “Quest’anno porto un amico”. Il porto vero è questo. Ci sono 8600 dammusi in mano a quelli che i panteschi chiamano ancora turisti e 5200 in vendita. Se si divide la popolazione per il numero dei dammusi vengono 5 dammusi a testa. Ci sarebbe lavoro per tutti, senza andare a cercare favole da tutte le parti. Purtroppo non avviene, tutti vogliono l’impiego statale.
Lascia un commento