Ho letto con molto interesse la lunga intervista ad Antonietta Valenza e la trovo sorprendente per i suoi contenuti. E’ – come si dice – uno spaccato da una "isola" italiana (nel senso della profonda provincia) quella che non appartiene all’opione corrente dell’italica cultura. Eccezionale, dunque per la sua portata culturale e antropologica. Sensazioni che tu mi hai rafforzato spiegandomi della "diversità" esistente già tra le contrade della stessa Pantelleria. Due "popolazioni" distanti qualche chilometro, e tuttavia con comportamenti sociali, diversi per il modo di praticare la vita nella quotidinanità.
Adesso, voglio ricordarti che circa 20 anni fa una ragazza dell’interno della Sicilia scrisse un libro "Volevo i pantaloni" (così mi pare di ricordare) facendo conoscere la sua esigenza negata di indossare – lei donna – i pantaloni in un contesto in cui la stessa pretesa nominale appariva contro le regole sociali, addirittura contro la morale.
A me pare che l’oggetto della narrazione della Valenza sia ampiamente più coinvolgente, specie in un’epoca in cui la penetrazione della televisione, che sconvolge i "ben pensanti" arriva in tutti gli angoli della Terra. Infine, un appello a te: prima e gagliarda penna di Pantelleria che in questa stagione è capitale del jet-set internazionale. Tu che hai dimestichezza e libero accesso ai big, spero che potrai rappresentare ad Armani la possibilità di proporgli la distribuzione del libro della tua amica in occasione di una sfilata, magari facendola precedere dalla lettura di un brano, ovvero dalla nota di un giornalista o da un "agitatore" della sottomissione forzosa delle donne. Insomma, fai tu.
A te non manca la dialettica, tantomeno la dimestichezza dialogale.
Arrivederci,
Enzo Tartamella
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