Egregio Direttore,
vorrei riallacciarmi all’articolo comparso sul suo giornale il 25/9 inerente la Cooperativa Nuova Agricoltura. Ancora una volta sono gli ultimi a pagare , ancora una volta viene colpita la vita di tante persone e nella parte economica e nel concetto di comunità in quanto intacca il legame umano e i doveri fondamentali del vivere gli uni accanto agli altri, se si pensa a quella rete di impegni e doveri che un’impresa stabilisce con il luogo e le persone del luogo in cui si é insediata.
Basterebbe scorrere, fatte salve le debite differenze, le vicende Ilva, Monte Paschi, Alitalia, Telecom, per capire tante cose. Erano tutte ditte pubbliche che valevano tantissimo, ma nessuno allora si é scandalizzato quando sono state date in mano a privati che le hanno saccheggiate, spezzettate e svuotate delle loro ricchezze e delle competenze che i loro dipendenti avevano saputo esprimere. Oggi, di fronte all’incapacità di questa classe dirigente che é stata solo capace di esprimere un’economia di rapina o un progressivo processo di finanziarizzazione con conseguente deindustrializzazione della nostra economia, ci scateniamo in un dibattito sull’italianità, invece di interrogarci su un capitalismo colluso con la politica e con i mezzi di informazione che, in nome della difesa del tricolore, ha distrutto patrimoni aziendali a vantaggio esclusivo della pura remunerazione del proprio investimento. Quante persone hanno perso il lavoro? Quante ancora lo perderanno?
Stiamo assistendo a una rivoluzione silenziosa di cui tra qualche anno coglieremo i veri effetti. La cultura é stata messa da parte, perché la cultura nell’era di internet é una cultura senza cultura, informazioni sparpagliate e diffuse prive di un progetto omogeneo, senza la vita, l’anima e la struttura che solo un disegno culturale e civile può darci. Cosi di pari passo si assiste allo smantellamento dello Stato Sociale; la socialdemocrazia, cioé un progetto condiviso di educazione e sviluppo come unica possibilità di trasformare gli uomini e le istituzioni, é stato messo da parte. Oggi l’unica premessa condivisa pare essere la legge del più forte, in nome di un individualismo ignorante e utilitaristico. Un modello di convivenza basato sull’uguaglianza, sulla libertà e sulla giustizia é finito nella spazzatura. Solo la ricchezza, quella ottenuta a qualsiasi costo, stratifica la società.
Smettiamola di regalare aziende pubbliche (cioé di noi tutti) a privati, smettiamola di far chiudere aziende su aziende. Facciamo pagare le tasse a chi evade i 200/300 miliardi di euro l’anno, e a chi semina corruzione, inquinamento e miseria diamo la punizione che si merita.
"Spegniamo la televisione e riaccendiamo il cervello; forse siamo ancora in tempo per fare la nostra parte per fermare questo disastro". (Silvano Groppi)
Cordiali saluti.
Enrico Virtuani
vorrei riallacciarmi all’articolo comparso sul suo giornale il 25/9 inerente la Cooperativa Nuova Agricoltura. Ancora una volta sono gli ultimi a pagare , ancora una volta viene colpita la vita di tante persone e nella parte economica e nel concetto di comunità in quanto intacca il legame umano e i doveri fondamentali del vivere gli uni accanto agli altri, se si pensa a quella rete di impegni e doveri che un’impresa stabilisce con il luogo e le persone del luogo in cui si é insediata.
Basterebbe scorrere, fatte salve le debite differenze, le vicende Ilva, Monte Paschi, Alitalia, Telecom, per capire tante cose. Erano tutte ditte pubbliche che valevano tantissimo, ma nessuno allora si é scandalizzato quando sono state date in mano a privati che le hanno saccheggiate, spezzettate e svuotate delle loro ricchezze e delle competenze che i loro dipendenti avevano saputo esprimere. Oggi, di fronte all’incapacità di questa classe dirigente che é stata solo capace di esprimere un’economia di rapina o un progressivo processo di finanziarizzazione con conseguente deindustrializzazione della nostra economia, ci scateniamo in un dibattito sull’italianità, invece di interrogarci su un capitalismo colluso con la politica e con i mezzi di informazione che, in nome della difesa del tricolore, ha distrutto patrimoni aziendali a vantaggio esclusivo della pura remunerazione del proprio investimento. Quante persone hanno perso il lavoro? Quante ancora lo perderanno?
Stiamo assistendo a una rivoluzione silenziosa di cui tra qualche anno coglieremo i veri effetti. La cultura é stata messa da parte, perché la cultura nell’era di internet é una cultura senza cultura, informazioni sparpagliate e diffuse prive di un progetto omogeneo, senza la vita, l’anima e la struttura che solo un disegno culturale e civile può darci. Cosi di pari passo si assiste allo smantellamento dello Stato Sociale; la socialdemocrazia, cioé un progetto condiviso di educazione e sviluppo come unica possibilità di trasformare gli uomini e le istituzioni, é stato messo da parte. Oggi l’unica premessa condivisa pare essere la legge del più forte, in nome di un individualismo ignorante e utilitaristico. Un modello di convivenza basato sull’uguaglianza, sulla libertà e sulla giustizia é finito nella spazzatura. Solo la ricchezza, quella ottenuta a qualsiasi costo, stratifica la società.
Smettiamola di regalare aziende pubbliche (cioé di noi tutti) a privati, smettiamola di far chiudere aziende su aziende. Facciamo pagare le tasse a chi evade i 200/300 miliardi di euro l’anno, e a chi semina corruzione, inquinamento e miseria diamo la punizione che si merita.
"Spegniamo la televisione e riaccendiamo il cervello; forse siamo ancora in tempo per fare la nostra parte per fermare questo disastro". (Silvano Groppi)
Cordiali saluti.
Enrico Virtuani
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