Sulle tracce della manifestazione della Festa di San Giuseppe, interessante il riconoscimento di espressioni religiose analoghe ma forse più spettacolari, all’interno della nostra Sicilia, custode sovrana della Storia del Santo.
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n“San Giuseppe è il Padre dei Poverelli. E’ il Padre di tutti”, esordisce la ‘za’ Maria Concetta, una donna la cui vita si è sempre collocata in uno spazio di sovrabbondanza spirituale, con la preghiera quotidiana che la Luce Divina possa risplendere in ogni Dove, soprattutto attraverso i modelli umani dei Santi della Chiesa.
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n“Ve la sentite, ‘zia’, di raccontarci brevemente come si svolgono i preparativi per esultare San Giuseppe, all’interno della Vostra comunità?”, le chiediamo, volendo approfittare della ‘casualità’ che ci ha permesso di avvicinarci a lei, proprio in prossimità di questo evento religioso.
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n“Aspettate che mi siedo”, formula la donna, mentre silenziosamente si accomoda al rispetto per il “Padre di Tutti”, del quale non si può riflettere nella distrazione delle faccende domestiche in quel momento in corso.
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nAllora….siamo pronte?
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n“Un tempo partecipavo pienamente alla cerimonia in onore del Santo. Oggi, diventata ormai vecchia e impossibilitata a fare lunghi percorsi in strada, mi sono affidata alla benevolenza delle mie due figlie che, a turno, mi accompagnano, ora nell’una ora nell’altra Chiesa di San Giuseppe. Più tardi verrà Clemenza, le ho già telefonato per ricordarglielo!”
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nQuindi avete due Chiese dedicate al Santo, qui a Palermo….E come vi preparate alla sua Festa?
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n“Sì, una Chiesa in Via Maqueda, a due piani: sopra è disposto il Santo, sotto la Madonna della Provvidenza; ci si può arrivare per la stessa strada oppure passando dalla Cattedrale. L’altra Chiesa si trova invece in Corso Vittorio Emanuele. Cosa facciamo? Preghiamo; perché lo ‘spettacolo’ è bello, ma solo per ricordarci quanto dobbiamo al Signore! In queste Chiese viene predisposto l’Altare, per poterlo ammirare; e il 19 marzo, dopo la Santa Messa a cui partecipa anche il Cardinale, si divide il Pane Benedetto, soprattutto le focaccine a forma di piccole rose.”
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nE fuori dalle Chiese, per le strade, nelle case… come si vive questa Giornata Santa?
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n“Nei vicoli della città, soprattutto nella discesa ‘Matarazzale’ presso San Domenico e a Piazza del Capo – un tempo anche nella zona dei ‘Candelari’ – apparecchiano un lungo tavolo con la Madonna ed il Bambino in mezzo. Preparano da mangiare tante cose, ma per tradizione il minestrone, per i poveri e i bisognosi. Vi si reca molta gente che, dopo aver mangiato, continua con le preghiere. Nessuna processione, che un tempo invece si faceva, in certe borgate; però, fanno uscire il Santo, come a Monreale: ma a Monreale, per coscienza, non ho mai partecipato. Anche nella Chiesa di San Cosimo la festività era molto sentita, ma adesso è chiusa: vi abita ormai poca gente nei dintorni. E poi nel paesino di San Giuseppe, a San Cipirrello, a mezz’ora di macchina da qua, fanno una festa spettacolare! Nelle case è diventato raro fare l’Altare; ma, quando avviene, si attende sempre la visita del prete per la benedizione.”
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nQual è la differenza fra ‘ieri’ e ‘oggi’, ‘zia’ Concetta?
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n“Eh….prima la festa era assai più bella! I negozi la rispettavano mantenendo la chiusura dell’attività. Una volta non si andava neanche a scuola per quel giorno, e i figli potevano vivere veramente l’atmosfera religiosa che si manifestava anche attraverso la cucina….”
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nAh, sì? Forse oggi non si usa più cucinare i piatti legati alla tradizione santa?
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n“Ah…questo no! La cucina si mantiene sempre bene! Pasta con sarde e finocchietto in ogni casa, anche fra il ‘popolino’. Tutti comprano in anticipo le sarde, perché il giorno di San Giuseppe vengono vendute a prezzi più alti, ci speculano. E poi…gli ‘sfinci’ ripieni di ricotta: ho 82 anni, e sempre ‘sfinci’ abbiamo mangiato per San Giuseppe!”.
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nFelice di averci espresso le abitudini religiose della giornata dedicata ad ogni papà, la zia Maria Concetta ci solletica a recarci di persona presso la Chiesa, forse per constatare inconsciamente il nostro interesse, ai suoi occhi esteriore:
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n“Perché non andate a far visita a San Giuseppe? La sua Chiesa è ‘bella’: sapeste quant’è ‘grande’!”
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n‘Bella’ e ‘Grande’: due aggettivi espressi con sicura spontaneità, che ci trasmettono lo splendore spirituale di certi cuori ‘straordinari’.
n
nFranca Zona
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n“San Giuseppe è il Padre dei Poverelli. E’ il Padre di tutti”, esordisce la ‘za’ Maria Concetta, una donna la cui vita si è sempre collocata in uno spazio di sovrabbondanza spirituale, con la preghiera quotidiana che la Luce Divina possa risplendere in ogni Dove, soprattutto attraverso i modelli umani dei Santi della Chiesa.
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n“Ve la sentite, ‘zia’, di raccontarci brevemente come si svolgono i preparativi per esultare San Giuseppe, all’interno della Vostra comunità?”, le chiediamo, volendo approfittare della ‘casualità’ che ci ha permesso di avvicinarci a lei, proprio in prossimità di questo evento religioso.
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n“Aspettate che mi siedo”, formula la donna, mentre silenziosamente si accomoda al rispetto per il “Padre di Tutti”, del quale non si può riflettere nella distrazione delle faccende domestiche in quel momento in corso.
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nAllora….siamo pronte?
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n“Un tempo partecipavo pienamente alla cerimonia in onore del Santo. Oggi, diventata ormai vecchia e impossibilitata a fare lunghi percorsi in strada, mi sono affidata alla benevolenza delle mie due figlie che, a turno, mi accompagnano, ora nell’una ora nell’altra Chiesa di San Giuseppe. Più tardi verrà Clemenza, le ho già telefonato per ricordarglielo!”
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nQuindi avete due Chiese dedicate al Santo, qui a Palermo….E come vi preparate alla sua Festa?
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n“Sì, una Chiesa in Via Maqueda, a due piani: sopra è disposto il Santo, sotto la Madonna della Provvidenza; ci si può arrivare per la stessa strada oppure passando dalla Cattedrale. L’altra Chiesa si trova invece in Corso Vittorio Emanuele. Cosa facciamo? Preghiamo; perché lo ‘spettacolo’ è bello, ma solo per ricordarci quanto dobbiamo al Signore! In queste Chiese viene predisposto l’Altare, per poterlo ammirare; e il 19 marzo, dopo la Santa Messa a cui partecipa anche il Cardinale, si divide il Pane Benedetto, soprattutto le focaccine a forma di piccole rose.”
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nE fuori dalle Chiese, per le strade, nelle case… come si vive questa Giornata Santa?
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n“Nei vicoli della città, soprattutto nella discesa ‘Matarazzale’ presso San Domenico e a Piazza del Capo – un tempo anche nella zona dei ‘Candelari’ – apparecchiano un lungo tavolo con la Madonna ed il Bambino in mezzo. Preparano da mangiare tante cose, ma per tradizione il minestrone, per i poveri e i bisognosi. Vi si reca molta gente che, dopo aver mangiato, continua con le preghiere. Nessuna processione, che un tempo invece si faceva, in certe borgate; però, fanno uscire il Santo, come a Monreale: ma a Monreale, per coscienza, non ho mai partecipato. Anche nella Chiesa di San Cosimo la festività era molto sentita, ma adesso è chiusa: vi abita ormai poca gente nei dintorni. E poi nel paesino di San Giuseppe, a San Cipirrello, a mezz’ora di macchina da qua, fanno una festa spettacolare! Nelle case è diventato raro fare l’Altare; ma, quando avviene, si attende sempre la visita del prete per la benedizione.”
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nQual è la differenza fra ‘ieri’ e ‘oggi’, ‘zia’ Concetta?
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n“Eh….prima la festa era assai più bella! I negozi la rispettavano mantenendo la chiusura dell’attività. Una volta non si andava neanche a scuola per quel giorno, e i figli potevano vivere veramente l’atmosfera religiosa che si manifestava anche attraverso la cucina….”
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nAh, sì? Forse oggi non si usa più cucinare i piatti legati alla tradizione santa?
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n“Ah…questo no! La cucina si mantiene sempre bene! Pasta con sarde e finocchietto in ogni casa, anche fra il ‘popolino’. Tutti comprano in anticipo le sarde, perché il giorno di San Giuseppe vengono vendute a prezzi più alti, ci speculano. E poi…gli ‘sfinci’ ripieni di ricotta: ho 82 anni, e sempre ‘sfinci’ abbiamo mangiato per San Giuseppe!”.
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nFelice di averci espresso le abitudini religiose della giornata dedicata ad ogni papà, la zia Maria Concetta ci solletica a recarci di persona presso la Chiesa, forse per constatare inconsciamente il nostro interesse, ai suoi occhi esteriore:
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n“Perché non andate a far visita a San Giuseppe? La sua Chiesa è ‘bella’: sapeste quant’è ‘grande’!”
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n‘Bella’ e ‘Grande’: due aggettivi espressi con sicura spontaneità, che ci trasmettono lo splendore spirituale di certi cuori ‘straordinari’.
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nFranca Zona
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