”MIO NONNO FU PER TANTI ANNI IL MEDICO DEI PANTESCHI. ERA PERSONA AMATA E BENVOLUTA DA TUTTI”

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Abbiamo intervistato il magistrato Pietro Brignone, nipote del dott. Pietro Brignone Boccanera e curatore della ristampa del libro del nonno dal titolo "Cenni storici su Pantelleria".
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nIl dott. Pietro Brignone, omonimo del nonno, nel corso della sua lunga carriera ha svolto funzioni di rilievo presso il Ministero della Giustizia e in vari uffici giudiziari, terminando il proprio servizio come Presidente di sezione della Corte di Appello di Roma.
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nTra le carte lasciate dal suo caro defunto nonno, il nipote ha rinvenuto il manoscritto di una nuova edizione dei "Cenni storici su Pantelleria" frutto dei suoi ultimi studi e ricerche, lasciato purtroppo incompiuto. In esso figurano, infatti, soltanto i capitoli fino alla dominazione araba. Nell’ultima pagina del manoscritto vi si legge l’annotazione: “Arriverò a fare lo stesso pel rimanente? Non lo credo neppur io!” e la data del 18 settembre 1941. Il dott. Pietro Brignone Boccanera morì nel maggio 1943, al tempo dei bombardamenti alleati sull’isola.
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nDottor Brignone – abbiamo chiesto – ha voluto aggiungere, nella nuova ristampa del libro, qualcosa di nuovo ricavato dal manoscritto incompiuto?

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n"Per la nuova edizione del libro, ho trasfuso, nel testo dell’originale lavoro, quanto di nuovo l’autore ha potuto ricavare dalle sue più recenti acquisizioni e che potevano servire ad arricchirne il contenuto. Mi sono imbattuto, però, in alcuni riferimenti a fatti successivi a quel lontano 1908, data della prima uscita del libro, ed il cui inserimento avrebbe determinato una forte discrasia nell’unità temporale dell’esposizione. Di tali riferimenti ho fatto oggetto del piccolo apparato di note che si troveranno alla fine del testo. Questa nuova edizione, quindi, reca interventi limitatissimi sul contenuto dell’opera. Era necessario lasciare intatta l’atmosfera propria di un testo scritto tra la fine del secolo XIX e gli inizi del XX. Ho ritenuto, infine, opportuno alleggerire il testo da alcuni riferimenti ad eventi storici che non riguardavano la nostra isola e non ne avevano inciso direttamente. Mi è sembrato che l’intera esposizione ne risultasse di più facile accesso. Il libro che si ripresenta è, comunque, quello voluto e scritto dal suo Autore".
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nPer cogliere compiutamente il senso ed il valore del suo lavoro storico, vediamo un po’ chi era, sotto il profilo umano e professionale, il dott. Pietro Brignone Boccanera.
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nDott. Brignone, chi era suo nonno Pietro?
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"Comprenderete, anzitutto, con quanta emozione io vi parli, per il fatto che l’autore di quel libro fu una persona a me carissima ed il cui ricordo, pur essendo trascorsi oltre settanta anni dalla sua scomparsa, resta indelebile. Il mio nonno paterno, mio omonimo, con l’aggiunta del cognome della madre “Boccanera”, alla quale era legato da affetto indicibile, era il maggiore di quattro fratelli, figli di un piccolo proprietario terriero, che decise che ognuno di loro seguisse gli studi e conseguisse una laurea: cosa che, immagino, non fosse abituale, quantomeno a Pantelleria in quegli anni della seconda metà dell’ottocento. L’intento, riuscì pienamente per l’impegno e la capacità di quei giovani: si laurearono, infatti, in medicina Pietro, appunto; in giurisprudenza Michele, che sarebbe divenuto negli anni futuri anche sindaco di Pantelleria; in farmacia Peppino. Il più piccolo divenne maestro. Pietro, che pure ebbe aperta innanzi a sé la carriera accademica, godendo della stima dei suoi maestri presso l’Università, preferì rientrare nell’isola ed iniziò la professione medica a tutto raggio, per così dire, come i tempi e le condizioni locali richiedevano. Credo che per molti anni sia stato uno dei pochissimi medici in Pantelleria. Il dott. Nagar, il dott. D’Ancona, che tutti noi abbiamo conosciuto ed apprezzato, appartennero alla generazione successiva."
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Un lavoro difficile, a quel tempo, quello di medico sull’isola. Quali testimonianze ha recuperato, riguardanti suo nonno, di quel periodo?
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"Proprio così, fare il medico sull’isola, in quel tempo, significava spostarsi spesso a dorso di mulo o di asino ed erano viaggi di qualche ora per raggiungere le lontane frazioni e le campagne. Di quelle concrete situazioni, nelle quali il dott. Brignone svolse il proprio ministero per lunghi anni, ho avuto soltanto testimonianza indiretta, come è evidente, ma due circostanze mi sembrano indicative di quale sia stato il suo rapporto con la gente. La prima è data dal numero di persone che gli chiesero, ed ottennero ovviamente di buon grado, di essere padrino di battesimo o di cresima dei loro figli. La seconda circostanza è costituita dal fatto che, in più di un circolo delle frazioni di campagna, una grande fotografia in cornice del dott. Brignone era collocata accanto a quelle del Re e della Regina. Dopo la morte di mio nonno, una di quelle foto ci venne regalata da un circolo di Kamma ed ora è nella mia casa di San Marco".
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Suo nonno era, dunque, una persona molto stimata e ben voluta…
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"Si, e credo che in quelle testimonianze sia da leggere non solo il segno di una generale stima, di una diffusa riconoscenza, ma soprattutto di un affetto della gente che andava ben al di là del rapporto tra medico e pazienti, considerando che quella del tempo era una società contadina, dai valori schietti. Era il segno di una reverenza quasi filiale per una persona che, spesso, dopo un viaggio di qualche ora, ripeto, a dorso d’asino, lasciava al malato le medicine che gli occorrevano e rifiutava di ricevere l’onorario, come da molti nostri vecchi mi è stato più volte ricordato."
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Ma ritorniamo al libro che egli scrisse sulla storia di Pantelleria. E’ stato sicuramente abbastanza difficile, per una persona che si occupava di scienza, scrivere un trattato prettamente storico…
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"Innegabilmente il lavoro storico deve essere valutato considerando le difficoltà della ricerca bibliografica ed archivistica che incontrò l’autore, per la lontananza dai centri universitari, dalle grandi biblioteche ecc. nonché nella ulteriore considerazione che egli, pur possedendo vasta e profonda cultura generale, non era certo un esperto dell’elaborazione storiografica. E comunque, negli anni successivi alla pubblicazione, non mancarono apprezzamenti e positive recensioni in diverse riviste specialistiche e da parte di docenti che si erano interessati soprattutto del patrimonio archeologico di Pantelleria, che erano venuti nell’isola e con i quali aveva mantenuto cordiali rapporti di corrispondenza. Un lavoro sicuramente difficile visto che egli scrisse il libro mentre licenziava gli altri lavori scientifici sulle acque clorulate, sulle diverse stufe disseminate sull’isola, etc…, lavori che ottennero ampi riconoscimenti negli ambienti scientifici."
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Ci vuole raccontare qualcuno dei passi “più saporosi” del libro del dott. Brignone?
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"Piene di colore sono le pagine dedicate, ad esempio, agli eventi del 1860, in coincidenza con l’epopea garibaldina in Sicilia: qui leggiamo degli scontri dei liberali con i realisti, che venivano chiamati surci dai Panteschi; dell’arrivo del tricolore a Pantelleria, portato, con una barca che attraccò all’Arenella, da due trapanesi e da un palermitano alla vigilia della festività del Corpus Domini; dei giorni convulsi che seguirono fino al sostanziale trapasso dei poteri dalla guarnigione borbonica al nuovo regime liberale con l’elezione di un nuovo Consiglio civico. Tra i tanti episodi che vi sono riferiti, qualcuno è veramente spassoso, quale ad esempio quello in cui tale Pinna Vincenzo, del partito liberale, incontrato un certo Tatania, che era invece di fede borbonica, lo acchiappò, lo portò nella chiesa Matrice e lo bagnò da capo a piedi con l’acqua benedetta, dicendogli che era infetto e maledetto!"
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Pagine vivissime sono anche quelle del racconto della vicenda dei così detti "Briganti": i quattro fratelli Ribera. Potrebbe accennarci qualcosa in merito a quell’episodio?
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"Quelle pagine furono scritte, come specificamente l’Autore precisa, sulle testimonianze dirette di persone che avevano partecipato a quegli eventi e che erano ancora in vita in quell’ultimo scorcio di secolo; qualcuno ospitato presso l’ospedale civico Umberto I, del quale lo stesso Dott. Brignone era direttore. La vicenda, di cui molti hanno sentito parlare, ma che in pochi conoscono nei suoi particolari, prese l’avvio dall’uccisione, avvenuta il 17 agosto 1860, dell’allora comandante della Guardia nazionale, sig. Ribera Antonio, colpito a morte da una fucilata nel bel mezzo della Piazza Cavour: omicidio di cui vennero subito sospettati i nipoti dello stesso Ribera, con cui questo era in dissidio per questioni ereditarie. I quattro fratelli Ribera si resero latitanti e, nei giorni seguenti a loro si unì una diecina di giovani. Il gruppo fu formato, dunque, da quattordici o quindici persone che, per vari mesi vissero armati, spostandosi continuamente di contrada in contrada, dormendo in cisterne vuote, in grotte o all’aperto, ricevendo viveri da conoscenti o anche, con qualche vessazione, dagli abitanti. Commisero qualche omicidio: tre o quattro persone, a quanto sembra, vennero uccise per vendetta, in quanto sospettate di aver dato notizie alle autorità sui movimenti dei ricercati. Il tempo in cui durò questo stato di cose fu lungo oltre tre anni. Vi furono, in questa prolungata caccia all’uomo, vari scontri a fuoco tra le forze dell’ordine e i Briganti, nelle impervie zone di Gelfiser e Sciuvechi, con qualche militare che vi lasciò la vita. E si giunse infine alla decisione di inviare sull’isola un colonnello con 500 uomini…Per conoscere il resto della storia vi consiglio di leggere il libro!"
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Come ricorda gli ultimi anni della vita di suo nonno?
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"Negli ultimi anni di vita, per la cateratta agli occhi, soffriva di una grave limitazione della vista. Ebbene non era raro il vederlo togliersi il cappello e salutare…la propria ombra riflessa sul muro della strada, nel timore di mancare al saluto nei confronti di qualche passante. Segno di una civilissima presenza tra la gente, quale oggi, è forse difficile rinvenire".
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E’ stata intitolata una strada di Pantelleria, seppur in periferia, al dott. Pietro Brignone Boccanera. Com’è nata l’idea?
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"Qualche anno fa, in occasione di una conferenza organizzata in Latina dalla Associazione Madonna della Margana, nella quale mi era stato richiesto di parlare del libro di mio nonno a persone che in larga misura erano originari di Pantelleria, magari profughi dalla Tunisia o dalla Libia, fu formulato l’auspicio che l’Amministrazione comunale dell’isola dedicasse una qualche cosa alla memoria del dott. Brignone, così come si era giustamente fatto per altre persone al cui merito è da ascrivere un momento di progresso della vita sociale di questa terra. Tutto ciò è avvenuto: una strada traversa della via Itria, nell’ambito di una lottizzazione privata, è stata intestata al dott. Pietro Brignone Boccanera. Ne sono venuto a conoscenza per caso passandoci davanti! Ne ho ricavato un misto di sensazioni: compiacimento, da un canto; valutazione di un qualcosa di assai riduttivo, dall’altro! Ma si sa, le cose del mondo vanno così!"
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nViviana Alessi

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