Caro Direttore,
nle racconto tre fatterelli.
n
nPrimo.
nLa Signora Franca Zona, che ho avuto il piacere di conoscere, mi raccontava che mentre intervistava, in giro per le varie frazioni di Pantelleria, alcune persone anziane, detentrici quindi della cultura e delle tradizioni dell’isola, le venivano offerti, come se nulla fosse, i biscotti pubblicizzati da Banderas.
n
nSecondo.
nA me, che chiedevo di avere le uova o il pollo del contadino, veniva detto "ma perché non prende quelli di Aia o di Amadori?" (le due ditte che detengono l’80% del mercato nazionale).
n
nTerzo.
nLa settimana prima di Pasqua sull’isola c’è stato brutto tempo e io, in un impeto di curiosità, mi sono divertito a mettermi vicino alla cassa di alcuni supermercatini di Pantelleria per vedere cosa comperavano i panteschi. Come la maggior parte degli italiani, una marea di bevande e cibo spazzatura.
n
nPerché? Mi sono chiesto.
n
nFinché ci riempiamo la testa delle varie trasmissioni in cui cuochi stellati propongono piatti improbabili o in cui conduttrici spacciano piatti elaborati o veloci come se fossero sani e normali, noi non potremo crescere. E’ chiaro che vogliono consumatori pecoroni, che stiano alle regole, che non si facciano domande e che non rompano i coglioni. Ma se iniziamo a farci domande, a voler conoscere, a prendere coscienza, a leggere i libri di Franco Berrino o di Carlo Guglielmo, allora si ritrovano delle persone che diventano pericolose. Non sono più elettori che possono gestire, ma elettori che vogliono che venga loro reso conto dell’operato e delle scelte.
n
nProviamo a chiederci perché ad Expo non si parla di cibo biologico (biodinamico sarebbe un’utopia).
n
nInvece di spendere soldi per portare eccellenze a Expo e quindi a vantaggio di pochi, non sarebbe meglio spenderli, a vantaggio di tutti, per spiegare nelle case e nelle scuole cosa vuol dire sana alimentazione e, magari, fare di Pantelleria un’isola con cibo a km 0?
n
nGuadagneremmo in salute e in coesione sociale. Ci renderemmo conto della nefandezza del nostro sistema per sostenere l’insostenibile: il consumo di carne. Ci renderemmo conto che l’apparente risparmio nel fare la spesa nei supermercati, oggi tanto di moda, lo paghiamo in danni diretti ed indiretti. Verdura coltivata in serra e cresciuta con i gas; frutta apparentemente bella, raccolta prima di essere matura, senza alcun sapore, senza nutrienti, distante anni luce da un prodotto naturale. Pratiche agronomiche in monocultura che prevedono l’uso massiccio di pesticidi, con conseguenze sulla salute umana. Allevamenti di polli, suini, bovini, ecc.. con centinaia di migliaia se non milioni di capi, nutriti non si sa con cosa e trattati con antibiotici e ormoni.
n
nContrariamente al detto "prevenire è meglio che curare", per il sistema attuale di sviluppo che ci vogliono imporre "curare vale più che prevenire".
n
nCosa possiamo fare noi nel nostro piccolo?
n
nMolto, possiamo scriverne, parlarne, diffondere i dati di questa follia. E poi possiamo soprattutto essere coerenti e conseguenti.
n
n"La Storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso".
n
nCordiali saluti.
nEnrico Virtuani
n
nle racconto tre fatterelli.
n
nPrimo.
nLa Signora Franca Zona, che ho avuto il piacere di conoscere, mi raccontava che mentre intervistava, in giro per le varie frazioni di Pantelleria, alcune persone anziane, detentrici quindi della cultura e delle tradizioni dell’isola, le venivano offerti, come se nulla fosse, i biscotti pubblicizzati da Banderas.
n
nSecondo.
nA me, che chiedevo di avere le uova o il pollo del contadino, veniva detto "ma perché non prende quelli di Aia o di Amadori?" (le due ditte che detengono l’80% del mercato nazionale).
n
nTerzo.
nLa settimana prima di Pasqua sull’isola c’è stato brutto tempo e io, in un impeto di curiosità, mi sono divertito a mettermi vicino alla cassa di alcuni supermercatini di Pantelleria per vedere cosa comperavano i panteschi. Come la maggior parte degli italiani, una marea di bevande e cibo spazzatura.
n
nPerché? Mi sono chiesto.
n
nFinché ci riempiamo la testa delle varie trasmissioni in cui cuochi stellati propongono piatti improbabili o in cui conduttrici spacciano piatti elaborati o veloci come se fossero sani e normali, noi non potremo crescere. E’ chiaro che vogliono consumatori pecoroni, che stiano alle regole, che non si facciano domande e che non rompano i coglioni. Ma se iniziamo a farci domande, a voler conoscere, a prendere coscienza, a leggere i libri di Franco Berrino o di Carlo Guglielmo, allora si ritrovano delle persone che diventano pericolose. Non sono più elettori che possono gestire, ma elettori che vogliono che venga loro reso conto dell’operato e delle scelte.
n
nProviamo a chiederci perché ad Expo non si parla di cibo biologico (biodinamico sarebbe un’utopia).
n
nInvece di spendere soldi per portare eccellenze a Expo e quindi a vantaggio di pochi, non sarebbe meglio spenderli, a vantaggio di tutti, per spiegare nelle case e nelle scuole cosa vuol dire sana alimentazione e, magari, fare di Pantelleria un’isola con cibo a km 0?
n
nGuadagneremmo in salute e in coesione sociale. Ci renderemmo conto della nefandezza del nostro sistema per sostenere l’insostenibile: il consumo di carne. Ci renderemmo conto che l’apparente risparmio nel fare la spesa nei supermercati, oggi tanto di moda, lo paghiamo in danni diretti ed indiretti. Verdura coltivata in serra e cresciuta con i gas; frutta apparentemente bella, raccolta prima di essere matura, senza alcun sapore, senza nutrienti, distante anni luce da un prodotto naturale. Pratiche agronomiche in monocultura che prevedono l’uso massiccio di pesticidi, con conseguenze sulla salute umana. Allevamenti di polli, suini, bovini, ecc.. con centinaia di migliaia se non milioni di capi, nutriti non si sa con cosa e trattati con antibiotici e ormoni.
n
nContrariamente al detto "prevenire è meglio che curare", per il sistema attuale di sviluppo che ci vogliono imporre "curare vale più che prevenire".
n
nCosa possiamo fare noi nel nostro piccolo?
n
nMolto, possiamo scriverne, parlarne, diffondere i dati di questa follia. E poi possiamo soprattutto essere coerenti e conseguenti.
n
n"La Storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso".
n
nCordiali saluti.
nEnrico Virtuani
n
Lascia un commento