Nella ‘Radura delle Felci’, colorata dal verde dei ‘succosi vigneti’, tra ‘gli anfratti più fertili del Pianoro’ viveva un Tale che, fosse stato ancora in vita, con la sua naturale passione poetica, ne avrebbe avute di cose da raccontare sullo splendore della dolce Contrada di Buccuram!
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nMa la Poesia ‘vince di mille secoli il silenzio’, ed il Poeta Ambrogio Valenza, la persona a cui nella località è stata dedicata con pieno merito una strada, nel ricordo della Sua generosità intellettuale, civica e sociale, può di sicuro ritenersi adesso in vita, in un’esistenza fatta però di Valori inalterabili nel Tempo, primo fra tutti l’adesione spontanea alla Lealtà ed al Rispetto nei confronti del Prossimo.
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n“Nella fatica del suo impegno quotidiano con la terra, Ambrogio Valenza non perdeva tempo nel crogiolarsi in azioni o pensieri inservibili per il mondo attorno a Lui”, attesta qualcuno che non ha mai dimenticato la grandezza d’animo di quest’uomo interamente dedito ad ogni aspetto della vita che potesse conferire dignità all’Essere. Ideologicamente coerente ad uno spirito di libertà che lo faceva trascendere dai necessari sforzi fisici di un’epoca che non poteva regalare altro, se non per desiderio e volontà caparbi, Ambrogio Valenza rivolgeva responsabilmente la propria tensione insopprimibile al miglioramento umano di se stesso e conseguentemente di quanti lo circondavano, quasi fosse per Lui una missione da svolgere momento per momento, anche in mezzo alla campagna: fra i sentieri dell’Isola e a volte anche solo con se stesso, nella ‘serenità del suo eremitaggio’. Sì, perché i grandi uomini, ancor prima che affratellarsi alle esigenze ed alle cause del prossimo, sentono il bisogno interiore di ascoltare, con delicata attenzione, la voce delle proprie virtù, con la coscienza scrupolosa di non voler arrecare danno ai propri simili.
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nL’esperienza di vita di Ambrogio ‘U Poeta’, così carica e costellata di eventi storici, sociali e familiari da poterne di sicuro riprodurre un romanzo, non si era però mai inginocchiata alla resa egoistica ed abulica a cui tanti acconsentirebbero ancora oggi, pur nel benessere dei nostri tempi.
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nTerminato il lavoro campagnolo, riconoscendone le funzioni ‘bucoliche e contemplative’ nonostante la percezione concreta di una ‘schiena spezzata che non voleva però piegarsi affaticata dalla paga malpagata’, il ‘Poeta della Vita’ accoglieva nella propria Casa, ‘un tempo bombardata e despogliata da ladroni’, i ‘picciutteddri’ di Buccuram e le persone adulte prive d’istruzione, che avevano voglia d’imparare a leggere e scrivere, ma anche a familiarizzare con la musica, mentre la moglie Caterina – che aveva sposato per amore, rifiutando l’inaccettabile logica classista dei genitori, appartenenti alla piccola nobiltà di contrada – preparava un buon piatto di minestra.
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n“A poesia unn’inchie panza”, sostenevano i pragmatici di un’epoca testimone dello svolgimento, a breve distacco, di due tremende Guerre Mondiali; ma ad Ambrogio ‘U Poeta’ la concretezza ripetitiva della giornata non poteva bastare, fatto com’era per ‘seguir virtute e conoscenza’.
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nSembrava la reincarnazione di Dante o ancora d’Omero, quando, preso da impellente ispirazione, più che recitare, appassionatamente contagiava i presenti con le imprese di Ulisse, l’uomo “dall’ agile mente, che tanto vagò dopo che distrusse la sacra città di Troia”; e soprattutto con le terzine incatenate dei versi in volgare fiorentino del Poeta della Divina Commedia.
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nPotrebbe anche essere vero, per molti, che “Carmina non dant Panem”; ma per altri, pochi eletti come Ambrogio Valenza, la sazietà giungeva solo dopo essersi assicurato la missione della propria vita. E in tanti, oggi, lo ricordano ancora con dolce affetto ed infinita stima, anche solo di passaggio per la Via a Lui dedicata.
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nUn Uomo che sprona a guardarsi intorno e stimola con le sue doti, innate e acquisite, a rappresentare il mondo, non può che lasciare ai posteri un’eredità eterna: una cospicua eredità, fatta non solo di letteratura ed arte musicale, ma soprattutto di Valori immutabili e solidali.
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n “Grazie Poeta”, direbbe la natura della contrada di Buccuram, se possedesse la capacità di esprimersi con parole: perché i paesaggi che ci circondano, che ci modellano, che ci sorreggono nell’evoluzione del pensiero senza età, non possono che entusiasmarsi al ricordo d’un loro Figlio che ha dato tanto, senza chiedere mai nulla in cambio, se non la possibilità del miglioramento d’un popolo.
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nFranca Zona
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nMa la Poesia ‘vince di mille secoli il silenzio’, ed il Poeta Ambrogio Valenza, la persona a cui nella località è stata dedicata con pieno merito una strada, nel ricordo della Sua generosità intellettuale, civica e sociale, può di sicuro ritenersi adesso in vita, in un’esistenza fatta però di Valori inalterabili nel Tempo, primo fra tutti l’adesione spontanea alla Lealtà ed al Rispetto nei confronti del Prossimo.
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n“Nella fatica del suo impegno quotidiano con la terra, Ambrogio Valenza non perdeva tempo nel crogiolarsi in azioni o pensieri inservibili per il mondo attorno a Lui”, attesta qualcuno che non ha mai dimenticato la grandezza d’animo di quest’uomo interamente dedito ad ogni aspetto della vita che potesse conferire dignità all’Essere. Ideologicamente coerente ad uno spirito di libertà che lo faceva trascendere dai necessari sforzi fisici di un’epoca che non poteva regalare altro, se non per desiderio e volontà caparbi, Ambrogio Valenza rivolgeva responsabilmente la propria tensione insopprimibile al miglioramento umano di se stesso e conseguentemente di quanti lo circondavano, quasi fosse per Lui una missione da svolgere momento per momento, anche in mezzo alla campagna: fra i sentieri dell’Isola e a volte anche solo con se stesso, nella ‘serenità del suo eremitaggio’. Sì, perché i grandi uomini, ancor prima che affratellarsi alle esigenze ed alle cause del prossimo, sentono il bisogno interiore di ascoltare, con delicata attenzione, la voce delle proprie virtù, con la coscienza scrupolosa di non voler arrecare danno ai propri simili.
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nL’esperienza di vita di Ambrogio ‘U Poeta’, così carica e costellata di eventi storici, sociali e familiari da poterne di sicuro riprodurre un romanzo, non si era però mai inginocchiata alla resa egoistica ed abulica a cui tanti acconsentirebbero ancora oggi, pur nel benessere dei nostri tempi.
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nTerminato il lavoro campagnolo, riconoscendone le funzioni ‘bucoliche e contemplative’ nonostante la percezione concreta di una ‘schiena spezzata che non voleva però piegarsi affaticata dalla paga malpagata’, il ‘Poeta della Vita’ accoglieva nella propria Casa, ‘un tempo bombardata e despogliata da ladroni’, i ‘picciutteddri’ di Buccuram e le persone adulte prive d’istruzione, che avevano voglia d’imparare a leggere e scrivere, ma anche a familiarizzare con la musica, mentre la moglie Caterina – che aveva sposato per amore, rifiutando l’inaccettabile logica classista dei genitori, appartenenti alla piccola nobiltà di contrada – preparava un buon piatto di minestra.
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n“A poesia unn’inchie panza”, sostenevano i pragmatici di un’epoca testimone dello svolgimento, a breve distacco, di due tremende Guerre Mondiali; ma ad Ambrogio ‘U Poeta’ la concretezza ripetitiva della giornata non poteva bastare, fatto com’era per ‘seguir virtute e conoscenza’.
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nSembrava la reincarnazione di Dante o ancora d’Omero, quando, preso da impellente ispirazione, più che recitare, appassionatamente contagiava i presenti con le imprese di Ulisse, l’uomo “dall’ agile mente, che tanto vagò dopo che distrusse la sacra città di Troia”; e soprattutto con le terzine incatenate dei versi in volgare fiorentino del Poeta della Divina Commedia.
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nPotrebbe anche essere vero, per molti, che “Carmina non dant Panem”; ma per altri, pochi eletti come Ambrogio Valenza, la sazietà giungeva solo dopo essersi assicurato la missione della propria vita. E in tanti, oggi, lo ricordano ancora con dolce affetto ed infinita stima, anche solo di passaggio per la Via a Lui dedicata.
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nUn Uomo che sprona a guardarsi intorno e stimola con le sue doti, innate e acquisite, a rappresentare il mondo, non può che lasciare ai posteri un’eredità eterna: una cospicua eredità, fatta non solo di letteratura ed arte musicale, ma soprattutto di Valori immutabili e solidali.
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n “Grazie Poeta”, direbbe la natura della contrada di Buccuram, se possedesse la capacità di esprimersi con parole: perché i paesaggi che ci circondano, che ci modellano, che ci sorreggono nell’evoluzione del pensiero senza età, non possono che entusiasmarsi al ricordo d’un loro Figlio che ha dato tanto, senza chiedere mai nulla in cambio, se non la possibilità del miglioramento d’un popolo.
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nFranca Zona
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