In riferimento alla News 15772, Pantelleria 19/04/2015 di Tony Alfano, il Movimento 5 stelle Pantelleria ha consultato l‘Ing.Angelo Parisi per una risposta qualificata essendo uno dei relatori del Convegno Pantelleria Territorio Zero.
n
nEcco la sua risposta.
n
nQuello da me presentato non è un progetto pilota ma l’adattamento al caso di Pantelleria di un modello ormai diffuso nel mondo e messo in pratica, come ho spiegato, nell’isola del Hierro nelle Canarie che ha delle caratteristiche simili a Pantelleria sia per numero di abitanti sia per i vincoli paesaggistici e naturalistici.
n
nI progetti pilota, forse sono stati presentati da altri.
n
nSecondo la questione impatto.
nTutto è impattante. Anche un contadino che prende un pezzo di terra abbandonato e lo coltiva ha un impatto sull’ambiente. Quello che quindi bisogna valutare è se questo impatto compromette l’ambiente e se è reversibile.
n
nNel caso delle rinnovabili l’impatto in genere non compromette l’ambiente e in genere è reversibile.
nQuello del modello da me proposto che fa principalmente uso di fotovoltaico ed eolico ha un impatto prevalentemente visivo, che è reversibile, basta togliere l’elemento che appare impattante. Oltretutto si è proposto di utilizzare superfici già "compromesse" da questo punto di vista quali le coperture degli edifici o le aree già urbanizzate.
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nLe fonti utilizzate, sole e vento, sono presenti in natura e non necessitano di manipolazioni, tipo quelle necessarie per trasformare le biomasse in combustibili. Oltretutto sono fonti che l’uomo ha utilizzato per millenni e grazie alle quali è stato possibile creare la civiltà che ci ritroviamo.
nNon dimentichiamo infatti che lo sfruttamento delle fonti fossili rappresenta solo una piccolissima e triste parentesi della millenaria storia umana. Quello che cambia adesso è la forma sotto la quale verrebbero sfruttate queste fonti: l’energia elettrica.
n
nRiguardo ai costi.
nTutti si pongono il problema dei costi quando si ritrovano davanti ad un impianto che sfrutta le energie rinnovabili. E io mi chiedo sempre il perchè.
n
nQuando qualcuno costruisce o ristruttura una casa e installa una caldaia a gas, si pone mai la domanda "quanto mi costerà l’energia"?
n
nOppure "tra 20 anni quanto pagherò il gas?"
n
n No. Perchè quella caldaia serve a soddisfare un bisogno dell’uomo, quello di scaldarsi e produrre acqua calda sanitaria.
n
nPerò quando si prospettano degli impianti che sfruttano le fonti rinnovabili subito si pone il quesito anche se si sa che il "gas", in questo caso rappresentato dal sole o dal vento, non si dovrà pagare.
nLo stesso quando ci troviamo al distributore a fare benzina.
n
nChi si pone la domanda "quanto mi costa?". Nessuno.
n
nAnche in quel caso perchè il mezzo serve ancora una volta a soddisfare almeno a due bisogni: quello di muoversi e quello di farlo con un mezzo proprio.
n
nQuindi perchè quando si prospetta un sistema di trasporti sostenibili spunta sempre fuori il problema dei costi?
n
nOltretutto come si fanno a valutare i costi?
n
nQuali costi bisogna considerare per fare un confronto corretto?
n
nI naufraghi morti ieri nel Canale di Sicilia che scappavano da zone in guerra anche a causa dello sfruttamento petrolifero quanto sono costati all’umanità?
n
nGli abitanti delle zone dove si trovano raffinerie che si ammalano o hanno figli con malformazioni, quanto costano all’umanità?
n
nCome si vede il discorso costi è relativo a cosa ci mettiamo dentro.
n
nComunque per rispondere in termini semplici, senza considerare i costi umani e geopolitici delle fonti fossili, dico che la soluzione da me prospettata non comporta costi superiori a quelli che i panteschi e la collettività sostengono già oggi.
n
nCome ho dimostrato, infatti, se si considera solo il costo industriale del gasolio, un kWh elettrico prodotto oggi a Pantelleria, come in ogni isola d’Italia, ha un costo non inferiore a 0,17 €, quando il costo nazionale di un kWh è di circa 0,05 €. Questo vuol dire che non meno di 0,12 € di differenza per ogni kWh oggi viene coperta dalla collettività per mezzo di una componente tariffaria. Se si pensa che con l’ultimo conto energia ogni kWh prodotto e autoconsumato veniva pagato con un incentivo di 0,10 €, si capisce che non servono incentivi statali per coprire i costi infrastrutturali: ovvero i costi per l’acquisto dei materiali, visto che la realizzazione può essere benissimo effettuata dalle maestranze locali, quindi con risorse che resterebbero all’interno dell’economia isolana.
n
nBisogna poi considerare che una volta ripagati i costi di realizzazione degli impianti, tutta l’energia sarà prodotta gratuitamente, cosa che non succede oggi con il modello fossile, per cui quei costi che oggi vengono sostenuti non sarebbero per sempre.
n
nInfine una precisazione.
nNè io nè il CETRI vendiamo prodotti o tecnologie, quindi nessuno di noi ha interesse a "tirare acqua al proprio mulino".
n
nNoi illustriamo delle idee che si stanno diffondendo nel mondo, noi suggeriamo delle tecnologie già ampiamente disponibili e testate, noi illustriamo le nostre conoscenze ed esperienze. Poi sta a chi ci ascolta fare le proprie scelte: continuare con il modello fossile oppure scegliere una strada alternativa.
n
nL’unica cosa certa è che non ci sono vincoli nè di natura fisica nè di natura tecnologica, come qualcuno vorrebbe far credere, per liberarsi dalla schiavitù delle fonti fossili e del modello centralizzato.
n
nBasta volerlo.
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nEcco la sua risposta.
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nQuello da me presentato non è un progetto pilota ma l’adattamento al caso di Pantelleria di un modello ormai diffuso nel mondo e messo in pratica, come ho spiegato, nell’isola del Hierro nelle Canarie che ha delle caratteristiche simili a Pantelleria sia per numero di abitanti sia per i vincoli paesaggistici e naturalistici.
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nI progetti pilota, forse sono stati presentati da altri.
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nSecondo la questione impatto.
nTutto è impattante. Anche un contadino che prende un pezzo di terra abbandonato e lo coltiva ha un impatto sull’ambiente. Quello che quindi bisogna valutare è se questo impatto compromette l’ambiente e se è reversibile.
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nNel caso delle rinnovabili l’impatto in genere non compromette l’ambiente e in genere è reversibile.
nQuello del modello da me proposto che fa principalmente uso di fotovoltaico ed eolico ha un impatto prevalentemente visivo, che è reversibile, basta togliere l’elemento che appare impattante. Oltretutto si è proposto di utilizzare superfici già "compromesse" da questo punto di vista quali le coperture degli edifici o le aree già urbanizzate.
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nLe fonti utilizzate, sole e vento, sono presenti in natura e non necessitano di manipolazioni, tipo quelle necessarie per trasformare le biomasse in combustibili. Oltretutto sono fonti che l’uomo ha utilizzato per millenni e grazie alle quali è stato possibile creare la civiltà che ci ritroviamo.
nNon dimentichiamo infatti che lo sfruttamento delle fonti fossili rappresenta solo una piccolissima e triste parentesi della millenaria storia umana. Quello che cambia adesso è la forma sotto la quale verrebbero sfruttate queste fonti: l’energia elettrica.
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nRiguardo ai costi.
nTutti si pongono il problema dei costi quando si ritrovano davanti ad un impianto che sfrutta le energie rinnovabili. E io mi chiedo sempre il perchè.
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nQuando qualcuno costruisce o ristruttura una casa e installa una caldaia a gas, si pone mai la domanda "quanto mi costerà l’energia"?
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nOppure "tra 20 anni quanto pagherò il gas?"
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n No. Perchè quella caldaia serve a soddisfare un bisogno dell’uomo, quello di scaldarsi e produrre acqua calda sanitaria.
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nPerò quando si prospettano degli impianti che sfruttano le fonti rinnovabili subito si pone il quesito anche se si sa che il "gas", in questo caso rappresentato dal sole o dal vento, non si dovrà pagare.
nLo stesso quando ci troviamo al distributore a fare benzina.
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nChi si pone la domanda "quanto mi costa?". Nessuno.
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nAnche in quel caso perchè il mezzo serve ancora una volta a soddisfare almeno a due bisogni: quello di muoversi e quello di farlo con un mezzo proprio.
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nQuindi perchè quando si prospetta un sistema di trasporti sostenibili spunta sempre fuori il problema dei costi?
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nOltretutto come si fanno a valutare i costi?
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nQuali costi bisogna considerare per fare un confronto corretto?
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nI naufraghi morti ieri nel Canale di Sicilia che scappavano da zone in guerra anche a causa dello sfruttamento petrolifero quanto sono costati all’umanità?
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nGli abitanti delle zone dove si trovano raffinerie che si ammalano o hanno figli con malformazioni, quanto costano all’umanità?
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nCome si vede il discorso costi è relativo a cosa ci mettiamo dentro.
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nComunque per rispondere in termini semplici, senza considerare i costi umani e geopolitici delle fonti fossili, dico che la soluzione da me prospettata non comporta costi superiori a quelli che i panteschi e la collettività sostengono già oggi.
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nCome ho dimostrato, infatti, se si considera solo il costo industriale del gasolio, un kWh elettrico prodotto oggi a Pantelleria, come in ogni isola d’Italia, ha un costo non inferiore a 0,17 €, quando il costo nazionale di un kWh è di circa 0,05 €. Questo vuol dire che non meno di 0,12 € di differenza per ogni kWh oggi viene coperta dalla collettività per mezzo di una componente tariffaria. Se si pensa che con l’ultimo conto energia ogni kWh prodotto e autoconsumato veniva pagato con un incentivo di 0,10 €, si capisce che non servono incentivi statali per coprire i costi infrastrutturali: ovvero i costi per l’acquisto dei materiali, visto che la realizzazione può essere benissimo effettuata dalle maestranze locali, quindi con risorse che resterebbero all’interno dell’economia isolana.
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nBisogna poi considerare che una volta ripagati i costi di realizzazione degli impianti, tutta l’energia sarà prodotta gratuitamente, cosa che non succede oggi con il modello fossile, per cui quei costi che oggi vengono sostenuti non sarebbero per sempre.
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nInfine una precisazione.
nNè io nè il CETRI vendiamo prodotti o tecnologie, quindi nessuno di noi ha interesse a "tirare acqua al proprio mulino".
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nNoi illustriamo delle idee che si stanno diffondendo nel mondo, noi suggeriamo delle tecnologie già ampiamente disponibili e testate, noi illustriamo le nostre conoscenze ed esperienze. Poi sta a chi ci ascolta fare le proprie scelte: continuare con il modello fossile oppure scegliere una strada alternativa.
n
nL’unica cosa certa è che non ci sono vincoli nè di natura fisica nè di natura tecnologica, come qualcuno vorrebbe far credere, per liberarsi dalla schiavitù delle fonti fossili e del modello centralizzato.
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nBasta volerlo.
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