“Impara l’arte e mettila da parte”, consigliavano i nostri nonni in tempi in cui ogni creazione ‘artistica’ diventava frutto della necessaria sperimentazione quotidiana per riuscire a sopravvivere e a far fronte ad ogni contrarietà inaspettata.
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nPochi giovani hanno saputo accogliere questo sapiente messaggio di speranza, che oggi è divenuto una immensa opportunità nella crisi che imperversa e che si delinea da ‘movente’ perché il lavoro delle mani possa dare una risposta.
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nGiovanni Brignone è un giovane pantesco della contrada di Buccuram che ha saputo rivelare, sorretto da un ‘savoir faire’ di singolare inclinazione interiore, l’affascinante approccio alla dedizione artigianale.
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n“Da piccolo ‘bucavo’ le pietre, intanto che argomentavo nella mente il modo per poter foggiare piccoli dammusi. – ricorda, sorridendo, questo ragazzo dalla spiccata manualità artistica – Nessuno, in famiglia, si dedicava a quanto mi attraeva; però il nonno fabbricava le nasse, ed io lo osservavo apertamente, affascinato dalle delicate ondulazioni delle sue mani che, giorno dopo giorno, riuscivano a tradurre in concretezza ogni sua immagine ideale. Ho cominciato così a desiderare di dare voce ad una manualità che sentivo appartenermi e, quasi fosse una sfida con me stesso, senza sapere ancora quali elementi utilizzare, ho cominciato anch’io, impegnandomi però con i ‘panari’."
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n‘Panari’ d’ogni forma e grandezza, che Giovanni ci mostra con la medesima semplicità dei materiali con cui sono stati prodotti.
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n“La natura della mia contrada mi ha aiutato tanto – continua – poiché riesco a recuperare i ‘sarmenti’ d’ulivo o di mirto di giorno nei miei terreni, quando aiuto mio padre nel lavoro di campagna; mentre la sera seleziono le varianti dei colori che, in piena libertà d’azione ‘artistica’, riesco a ‘mischiare’ e ad intrecciare in infinite sfumature”.
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nLa passione di Giovanni viene confermata dal padre, rimasto estasiato dall’interesse del figlio per quest’arte locale ormai da anni in estinzione.
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n“Un giorno siamo andati a pulire gli ulivi, e mio figlio, di punto in bianco, mi ha chiesto di aiutarlo nella raccolta dei ‘sarmenti’. Tornati a casa, l’ho visto dedicarsi con grande volontà alla vera e propria invenzione del suo primo ‘panaro’: tutto storto, ma davvero originale!”.
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nDopo l’esordio col ‘panaro storto’, Giovanni non si è per questo arreso. Ha saputo proseguire indirizzando le proprie mani con lo slancio sinuoso del miglioramento a vista d’occhio, fino a raggiungere l’eccellenza pragmatica d’un linguaggio culturale che intende rafforzare, pur nel personale desiderio d’un mondo a proprio piacimento, l’identità sociale del luogo d’appartenenza.
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n“Ho un rapporto sereno con la mia Terra, non me ne andrei mai da quest’Isola che mi regala momenti ininterrotti di leggera libertà. La città non mi piace, ci starei solo per periodi brevi; per conoscere, ma poi rientrare nel mio mondo fatto di semplicità e naturalezza”.
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nCome dare torto a questo giovane artista così tanto innamorato della Vita, dell’Isola e delle Scelte giudiziose che lo rendono impareggiabile?
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nDopo averci presentato le sue svariate creazioni – ‘panari’, cestini, abat-jour, lampadari, piccoli e grandi villaggi di dammusi -, Giovanni ci coinvolge ancora nelle restanti passioni, fra le quali quella per la bici; e ci racconta delle sue importanti gare, di come ha saputo far confluire il proprio hobby in vera e propria attività redditizia per la stagione estiva, quando appunto s’impegna, con la serietà che palesemente lo contraddistingue, nel noleggio delle proprie mountain bike e delle bici elettriche, confermando anche stavolta il connaturato accostamento al proprio paesaggio di vita.
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n“Mi piace inventare. Mi piace il contatto con ogni tipo di materia che mi possa derivare dalla natura. Ho 21 anni e sono ancora giovane, lo so. Sono i miei primi passi verso qualcosa che sento maturare in me, e mi auguro che, dopo la mostra al Castello insieme ad altri artigiani dell’isola, si possa davvero realizzare una sana cooperazione fra noi, soprattutto per confrontarci, per consigliarci e per rafforzarci”.
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nLe parole concrete di Giovanni contengono la saggezza antica ed il piacevole auspicio di un mondo tutto da recuperare attraverso la semplicità dell’Arte della Vita; e, dopotutto, rassomigliano a quelle di Picasso, il quale sosteneva che “un’opera d’arte non si realizza con le idee, ma con le mani”: la vita che si ‘rivitalizza’ attraverso la dignità delle cose e delle persone.
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nFranca Zona
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nPochi giovani hanno saputo accogliere questo sapiente messaggio di speranza, che oggi è divenuto una immensa opportunità nella crisi che imperversa e che si delinea da ‘movente’ perché il lavoro delle mani possa dare una risposta.
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nGiovanni Brignone è un giovane pantesco della contrada di Buccuram che ha saputo rivelare, sorretto da un ‘savoir faire’ di singolare inclinazione interiore, l’affascinante approccio alla dedizione artigianale.
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n“Da piccolo ‘bucavo’ le pietre, intanto che argomentavo nella mente il modo per poter foggiare piccoli dammusi. – ricorda, sorridendo, questo ragazzo dalla spiccata manualità artistica – Nessuno, in famiglia, si dedicava a quanto mi attraeva; però il nonno fabbricava le nasse, ed io lo osservavo apertamente, affascinato dalle delicate ondulazioni delle sue mani che, giorno dopo giorno, riuscivano a tradurre in concretezza ogni sua immagine ideale. Ho cominciato così a desiderare di dare voce ad una manualità che sentivo appartenermi e, quasi fosse una sfida con me stesso, senza sapere ancora quali elementi utilizzare, ho cominciato anch’io, impegnandomi però con i ‘panari’."
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n‘Panari’ d’ogni forma e grandezza, che Giovanni ci mostra con la medesima semplicità dei materiali con cui sono stati prodotti.
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n“La natura della mia contrada mi ha aiutato tanto – continua – poiché riesco a recuperare i ‘sarmenti’ d’ulivo o di mirto di giorno nei miei terreni, quando aiuto mio padre nel lavoro di campagna; mentre la sera seleziono le varianti dei colori che, in piena libertà d’azione ‘artistica’, riesco a ‘mischiare’ e ad intrecciare in infinite sfumature”.
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nLa passione di Giovanni viene confermata dal padre, rimasto estasiato dall’interesse del figlio per quest’arte locale ormai da anni in estinzione.
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n“Un giorno siamo andati a pulire gli ulivi, e mio figlio, di punto in bianco, mi ha chiesto di aiutarlo nella raccolta dei ‘sarmenti’. Tornati a casa, l’ho visto dedicarsi con grande volontà alla vera e propria invenzione del suo primo ‘panaro’: tutto storto, ma davvero originale!”.
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nDopo l’esordio col ‘panaro storto’, Giovanni non si è per questo arreso. Ha saputo proseguire indirizzando le proprie mani con lo slancio sinuoso del miglioramento a vista d’occhio, fino a raggiungere l’eccellenza pragmatica d’un linguaggio culturale che intende rafforzare, pur nel personale desiderio d’un mondo a proprio piacimento, l’identità sociale del luogo d’appartenenza.
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n“Ho un rapporto sereno con la mia Terra, non me ne andrei mai da quest’Isola che mi regala momenti ininterrotti di leggera libertà. La città non mi piace, ci starei solo per periodi brevi; per conoscere, ma poi rientrare nel mio mondo fatto di semplicità e naturalezza”.
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nCome dare torto a questo giovane artista così tanto innamorato della Vita, dell’Isola e delle Scelte giudiziose che lo rendono impareggiabile?
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nDopo averci presentato le sue svariate creazioni – ‘panari’, cestini, abat-jour, lampadari, piccoli e grandi villaggi di dammusi -, Giovanni ci coinvolge ancora nelle restanti passioni, fra le quali quella per la bici; e ci racconta delle sue importanti gare, di come ha saputo far confluire il proprio hobby in vera e propria attività redditizia per la stagione estiva, quando appunto s’impegna, con la serietà che palesemente lo contraddistingue, nel noleggio delle proprie mountain bike e delle bici elettriche, confermando anche stavolta il connaturato accostamento al proprio paesaggio di vita.
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n“Mi piace inventare. Mi piace il contatto con ogni tipo di materia che mi possa derivare dalla natura. Ho 21 anni e sono ancora giovane, lo so. Sono i miei primi passi verso qualcosa che sento maturare in me, e mi auguro che, dopo la mostra al Castello insieme ad altri artigiani dell’isola, si possa davvero realizzare una sana cooperazione fra noi, soprattutto per confrontarci, per consigliarci e per rafforzarci”.
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nLe parole concrete di Giovanni contengono la saggezza antica ed il piacevole auspicio di un mondo tutto da recuperare attraverso la semplicità dell’Arte della Vita; e, dopotutto, rassomigliano a quelle di Picasso, il quale sosteneva che “un’opera d’arte non si realizza con le idee, ma con le mani”: la vita che si ‘rivitalizza’ attraverso la dignità delle cose e delle persone.
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nFranca Zona
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