«Può capitare che per fare emergere tutta la verità e fare pulizia, si debba assumere, anche se temporaneamente, per esigenze di copione processuale, la veste di indagato» spiegano gli avvocati Stefano Pellegrino e Nino Caleca, difensori del Vescovo monsignor Domenico Mogavero, indagato dalla Procura di Marsala per appropriazione indebita di denaro.
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n«Una sofferenza, questa, che vale la pena sopportare pur di rendere un efficace e proficuo servizio alla verità e alla giustizia. L’indagine è stata determinata da una precisa volontà del Vescovo di denunciare, al primo sospetto, la irregolarità gestionale del servizio economato della Diocesi. Monsignor Mogavero – continuano i due – ha provato di aver gestito con trasparenza le libere offerte dei fedeli istituendo un conto corrente per la tracciabilità della gestione delle attività caritatevoli in contanti o mediante titoli, contrariamente a quanto avveniva precedentemente al suo incarico».
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nAltresì spiegano in merito alle accuse mosse al Vescovo: «In particolare, in relazione alla vicenda meno chiara relativa a un bonifico di 100 mila euro, del quale il Vescovo contabilmente sarebbe stato il beneficiario, è stato provato, accertato e documentato tramite il codice Iban che il suddetto bonifico risulta addebitato sul conto diocesano acceso presso la Banca Prossima e accreditato regolarmente a Ernesto La Magna (artista che ha realizzato le opere sacre nella nuova chiesa madre di Pantelleria, ndr) sul conto corrente dallo stesso aperto presso la Banca Monte Paschi di Siena – e non su quello del Vescovo come dice l’accusa – quale acconto per le spettanze dovute per le opere realizzate per la chiesa di Pantelleria. Si è trattato di un mero errore di redazione della scrittura contabile effettuata da altri».
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nI due avvocati concludono: «È risultato provato, accertato e documentato da una relazione dettagliatissima che mai il Vescovo si sia appropriato o abbia sottratto, a qualsiasi titolo, alcuna somma di denaro o di altre utilità».
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n«Una sofferenza, questa, che vale la pena sopportare pur di rendere un efficace e proficuo servizio alla verità e alla giustizia. L’indagine è stata determinata da una precisa volontà del Vescovo di denunciare, al primo sospetto, la irregolarità gestionale del servizio economato della Diocesi. Monsignor Mogavero – continuano i due – ha provato di aver gestito con trasparenza le libere offerte dei fedeli istituendo un conto corrente per la tracciabilità della gestione delle attività caritatevoli in contanti o mediante titoli, contrariamente a quanto avveniva precedentemente al suo incarico».
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nAltresì spiegano in merito alle accuse mosse al Vescovo: «In particolare, in relazione alla vicenda meno chiara relativa a un bonifico di 100 mila euro, del quale il Vescovo contabilmente sarebbe stato il beneficiario, è stato provato, accertato e documentato tramite il codice Iban che il suddetto bonifico risulta addebitato sul conto diocesano acceso presso la Banca Prossima e accreditato regolarmente a Ernesto La Magna (artista che ha realizzato le opere sacre nella nuova chiesa madre di Pantelleria, ndr) sul conto corrente dallo stesso aperto presso la Banca Monte Paschi di Siena – e non su quello del Vescovo come dice l’accusa – quale acconto per le spettanze dovute per le opere realizzate per la chiesa di Pantelleria. Si è trattato di un mero errore di redazione della scrittura contabile effettuata da altri».
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nI due avvocati concludono: «È risultato provato, accertato e documentato da una relazione dettagliatissima che mai il Vescovo si sia appropriato o abbia sottratto, a qualsiasi titolo, alcuna somma di denaro o di altre utilità».
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