Si va verso il dissequestro dei 150 ettari di proprietà dei libici a Pantelleria tra la collina di Bugeber, la lava di Gelfiser e Monastero. Si tratta di un grande appezzamento di boschi e lava vulcanica comprata dai libici negli anni settanta e sequestrati dalla Guardia di Finanza nel marzo di quest’anno.
Nella udienza presso la Corte di appello di Roma il Procuratore generale ha dato parere favorevole allo scongelamento delle partecipazioni detenute dal fondo libico Lafico. Le proprietà di Pantelleria sono inserite in questo fondo insieme alle quote dello 0,33% in Fiat Spa e allo 0,33% in Fiat Industrial, Lafico detiene lo 0,008% in Eni e l’1,5% nella Juventus. Fanno capo a Lafico anche un immobile a Roma. Il parere favorevole del Procuratore generale ha fatto seguito a un documento del ministero di Giustizia italiano che ha ricevuto dall’Ambasciata italiana a Tripoli la conferma che Lafico è controllata integralmente dal Governo libico e non fa in alcun modo capo alla famiglia Gheddafi. Lafico è rappresentata in Corte di appello dallo studio Carbonetti. Resta fuori per ora dal ricorso l’albergo di Punta tre pietre a Pantelleria che è detenuto da una controllata di Lafico. I legali del fondo libico fanno sapere che una volta ottenuto il dissequestro delle azioni di Lafico "presenteremo ricorso anche per dissequestrare l’albergo a Pantelleria". Le quote dei fondi libici Lafico e Lia detenute in Italia erano state messe sotto sigillo in occasione della dura repressione dei ribelli operata dal regime di Gheddafi. Recentemente sono state dissequestrate tutte le partecipazioni in mano alla Lia.
Lascia un commento