Cronaca di una morte annunciata: prendo in prestito il titolo di un romanzo di Gabriel Garcìa Marquez per definire la triste vicenda che ha avuto come epilogo la chiusura del punto nascita di Pantelleria. Le istituzioni, che si sono mostrate egoisticamente sorde al grido di allarme lanciato più volte, non hanno tenuto nella dovuta considerazione una problematica che era ed è di estrema urgenza, equiparando il nostro punto nascita a quello di un qualunque ospedale della terraferma che non ha i "numeri" per restare aperto. Le donne pantesche non potranno più decidere di far nascere i propri figli a Pantelleria e saranno costrette con amarezza, fatica, rabbia, incertezza e tanti disagi ad allontanarsi dalla propria casa e dalla propria famiglia, ma quanto può interessare tutto ciò a chi si preoccupa soltanto di far quadrare i conti? A chi non vivrà l’attesa, l’apprensione, l’ansia che inevitabilmente ogni gravidanza porterà con sé? E’ inaccettabile che la possibilità di nascere a Pantelleria sia stata preclusa ed è intollerabile pensare che si possa comprare il silenzio di noi panteschi con un semplice rimborso delle spese sostenute dalle gestanti. La nostra protesta deve essere massiccia, ferma, determinata, in modo che "all’esterno" si possa finalmente capire che non permetteremo più che venga ancora calpestata la nostra dignità e che non sarà certamente una qualunque offerta in denaro che potrà farci tacere.
Adele Pineda
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